giovedì 30 ottobre 2014

Un aiuto per pianificare escursioni

Facendo seguito al post precedente e continuando nei suggerimenti di itinerari, metto a disposizione una mappa essenziale e quanto più pulita possibile, nel senso che ho eliminato elementi non strettamente necessari). Chiaramente, considerata la scala, servirà solo per avere un colpo d’occhio sui percorsi principali del versante meridionale del massiccio del Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi. Chi non li conoscesse a sufficienza è bene che prima di mettersi in cammino si procuri carte più dettagliate o che vada in compagnia di escursionisti più esperti.
Stiamo andando incontro all'inverno e i sentieri evidenziati sono quelli che probabilmente si useranno di più nei prossimi mesi in quanto godono di più ore di luce, offrono temperature medie più alte e sono riparati dai freddi venti settentrionali.

La mappa è l’elaborazione di una porzione della carta che utilizzo da anni per pianificare percorsi più lunghi (per esempio Trek e MaraTrail), in particolare quelli ad anello che riportandoci al punto di partenza non ci fanno dipendere da inaffidabili mezzi di trasporto.
L’area di maggiore interesse è quella compresa fra Santa Maria del Castello a ovest e Bomerano a est, mentre a nord e a sud i percorsi limite fra quelli evidenziati in rosso sono Forestale - Capo Muro - Tre Calli a monte e Tese (o Valle Pozzo), Montepertuso, Nocelle, Colle la Serra a valle. Fra questi due itinerari longitudinali di una decina di chilometri ciascuno sono evidenziate in rosso anche tutte le bretelle più frequentate.
Avendo davanti agli occhi questa “griglia” sarà facile per chiunque progettare anelli a partire da qualunque punto raggiungibile con mezzi a motore. Anche i più esperti potranno trarre vantaggio da questa carta essenziale aggiungendo oltretutto i sentieri fuori carta dei quali ho comunque provveduto ad indicate i punti di attacco e il tratto ricadente in mappa con linea tratteggiata nera e le destinazioni con freccia e toponimo in verde.
Per facilitare la comprensione dell’altimetria e per rendersi quindi conto dei dislivelli che si andranno ad affrontare ho riportato le curve di livello con equidistanza 100m e ho inserito un buon numero di quote.
Buona passeggiata.

mercoledì 29 ottobre 2014

S. Maria del Castello - Forestale - frana ... e non solo

Domenica scorsa sono andato per l’ennesima volta a passeggiare lungo questo sentiero che, nonostante la “devastazione” causata dall'incendio di un paio di anni fa, è senz'altro da annoverare fra percorsi più piacevoli e panoramici dei Monti Lattari. Limitandosi ad andare alla frana e tornare, è assolutamente alla portata di tutti e, in termini di distanza e dislivello, è più o meno equivalente al Nocelle-Colle La Serra (CLS) a/r che è senz'altro il miglior modo di percorrere la parte più interessante del Sentiero degli Dei senza dover affrontare interminabili e inaffidabili viaggi con mezzi pubblici.
Il primo è un percorso più graduale, senza tanti saliscendi e, anche se la differenza di quota assoluta è maggiore, in quanto a dislivello complessivo (la sommatoria di tutte le salite) i due sono pressoché identici e anche le distanze sono molto simili: 3.700m per SMC-frana (7,4km a/r) e 3.850m per Nocelle-CLS (7,7km a/r).
Questo schizzo essenziale nel quale metto a confronto i profili dei due percorsi semplificati, quindi senza indicare i tanti saliscendi del Sentiero degli Dei, evidenziano questa similitudine. L'unica vera differenza consiste nel fatto che il sentiero della Forestale si sviluppa ad un'altitudine di qualche centinaio di metri maggiore. 
Come il Sentiero degli Dei, anche il sentiero per la frana via Forestale è esposto a sud ed è riparato dai venti freddi settentrionali (l’inverno si avvicina) dal massiccio di Monte S. Angelo a Tre PizziIl tracciato è evidente e ben battuto, e nei pochi tratti di larghezza ridotta ci sono anche dei passamano che non sono strettamente necessari né è consigliabile fidarsi troppo (vedi post precedente). 
E' un percorso che consiglio a tutti ricordando che a S. Maria del Castello (SMC) non avrete mai problemi di parcheggio ed esiste anche un bar/ristorante (Zi’ Peppe) per rifocillarsi. Il sentiero fa parte dell’Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300) e lascia la strada rotabile circa 400m prima del ristorante, nel punto in cui la strada spiana.  
In questa galleria Google+ trovate varie foto che mostrano quale sia la situazione attuale (tronchi carbonizzati) e anche numerosi notevoli panorami non solo verso la costa ma anche (soprattutto nella parte fra Forestale e frana) verso l’alto.
Ultima nota … la foto in basso mostra il rischioso passaggio che è ciò che è rimasto dell’originale sentiero. Qualcuno ci passa, verso est è un po’ meno rischioso che verso ovest, ma non lo consiglio certamente a nessuno. Questo è uno dei punti (si tratta di una decina di metri scarsi) nei quali un intervento “serio” affidato a gente che di montagna ne capisce e non a chi, come spesso accade, pur avendo titoli simili (ingegneri, architetti, geometri) non ha alcuna esperienza specifica.
  
In giro per il mondo in situazioni paragonabili a questa ho visto cavi di sicurezza, passerelle o ponti sospesi che in un modo o nell'altro hanno risolto il problema rendendo il passaggio più facile e sicuro. Il suo ripristino eviterebbe agli escursionisti degli inutili saliscendi e soprattutto l'attraversamento dei cumuli di rocce della frana che a molti crea più di un problema.
Ma chi dovrebbe muoversi in tal senso? Non si tratta di trovare un volontario che metta una semplice scaletta o corda di aiuto (come dicevo nel precedente post), ma di un effettuare un intervento che sia ben fatto e duraturo. Comuni? Regione? Parco? Comunità Montana? Il CAI dovrebbe/potrebbe sollecitarli?

martedì 28 ottobre 2014

www.giovis.com … tutto in uno

Come vari di voi si saranno già resi conto ho spostato i miei siti www.giovistravels.com (con circa 15.000 foto di viaggio) e www.maratrail.com (con cartine, profili e foto dei Trek e delle MaraTrail) interamente all'interno di www.giovis.com e sto provvedendo a caricare molte delle foto in album Google+ per una più facile visione.
Nella schermata iniziale, rinnovata e ridotta rispetto alla precedente, ho provveduto a inserire tutti link necessari a vista e ho anche aggiornato lo slide-show inserendo foto significative per illustrare i vari contenuti del nuovo sito. Non ci sarà quindi bisogno di scorrere la pagina per accedere alle vecchie homepage dei due siti (rimaste pressoché invariate) e anche al Blog Discettazioni Erranti con i link evidenziati da banner.
 
La vecchia pagina che includeva gli elenchi dettagliati dei percorsi descritti, cartine e video, è ora la quella iniziale del settore ESCURSIONI E PASSEGGIATE (sfoltita di quanto non pertinente).
Nel box al di sotto di questo link testuale si trovano quelli per accedere a:
  • videoclip (tutti)
  • canale YouTube
  • canale Vimeo
  • Google+ account 1 (nuove foto)
  • Google+ account 2 (foto spostate da giovistravels e maratrail)
  • pagina che raccoglie articoli, libri, download e altro

Nei box a destra, in alto segnalo i nuovi file, album e post e in basso ci sono i link a www.meditflora.com e alla pagina FB Camminate.
I siti giovistravels e maratrail, attualmente vuoti, rimarranno attivi per qualche altro mese e durante questo periodo chi vi accede vi troverà la comunicazione della chiusura e vari link sia a www.giovis.com sia alla nuove pagine iniziali del sito (in giovis).
Pensando di aver fatto cosa gradita a vari frequentatori dei miei siti (almeno a quelli che si lamentavano della dispersione di notizie e della difficoltà di scorrere le foto) invito tutti a segnalarmi eventuali link errati o rotti e malfunzionamenti di qualunque tipo.
Non essendo un professionista del web ed essendomi trovato, appena riuniti i tre domini, a gestire oltre 36.000 file e un numero ancora maggiore di link è più che probabile che qualcosa non funzioni alla perfezione …

domenica 26 ottobre 2014

Corde, passamano e scalini … utili e inutili

Continuando il discorso iniziato nel precedente post, affronto l’argomento sicurezze che lungo i sentieri hawaiiani più che tali sono dei semplici aiuti, sempre benvenuti e talvolta veramente necessari. Infatti in quasi tutte le escursioni non lungo costa si affrontano tratti con pendenze notevoli e indipendentemente dalla ripidità un aiuto è spesso indispensabile. La particolare orografia di Oahu crea delle aree completamente distinte dal punto di vista climatico: la parte occidentale dell’isola è arida, in quella centrosettentrionale e lungo la costa di Honolulu piovono fra i 500 e i 1.000mm (più o meno quanto da noi), ai piedi del ripidissimo versante nord-orientale si raggiungono i 2.000mm, ma lungo il Koolau Range al di sopra dei 600m le precipitazioni medie annuali superano i 5.000mm e nelle parti più alte si arriva a 9.000mm. 
Di conseguenza, a meno che non ci siano vari giorni consecutivi asciutti, nella parte alta di quasi qualunque ascesa verso il Koolau Range si trova fango e le corde sono provvidenziali. Qui sotto fornisco qualche esempio, anche di come ci si riduce se ha piovuto nei giorni precedenti.
  

  
Scorrendo le foto delle mie escursioni sull’isola di Oahu vedrete che di corde ce ne sono veramente tante sparse qui e lì o per aiutare gli escursionisti nei passaggi difficili o per tirarsi fuori dal fango. Ma la cosa singolare è che nessuno sa (o almeno nessuno vi dirà mai) chi fissa queste corde, ognuna di diversa fattura e diversa lunghezza. Nel precedente post accennavo alla responsabilità che, specialmente negli Stati Uniti, nessuno si vuole prendere. Ergo, anche nell’improbabile caso di un incidente derivante dall’uso delle corde non si potrà perseguire nessuno legalmente. Situazioni vagamente simili esistono anche dalle nostre parti come le scalette metalliche di Punta Campanella o le catene e corde di ferro dell’Anginola. Ed anche in questi casi è bene che non si sappia chi le mette in modo che potremo continuare ad usufruirne con il dovuto buonsenso di escursionisti assennati, a nostro rischio e pericolo. Al contrario trovo che siano potenzialmente molto più pericolosi i tanti passamano e ringhiere in legno di castagno che danno un falso senso di sicurezza in quanto si deteriorano rapidamente e dopo solo pochi anni senza alcuna manutenzione non sono assolutamente affidabili.
La messa in sicurezza tanto sbandierata da varie amministrazioni in realtà di sicurezza ne fornisce molto poca e spesso nei punti nei quali non ce n’è alcun bisogno (p.e. Tese di Positano). Pur essendo vero che in questo modo almeno si riescono a spendere  dei soldi della Comunità Europea (tante volte si perdono i finanziamenti) è auspicabile che in futuro ci si orienti verso un minor numero di interventi che però aiutino concretamente gli escursionisti nei punti potenzialmente più pericolosi o impegnativi invece di continuare a far costruire chilometri di inutili passamano in legno (di scarsa durata) o migliaia di scalini (anche questi costituiti da tronchi di castagno più o meno spessi). In vari casi (probabilmente perché l’appalto ne prevedeva un certo numero) sono stati posizionati anche in tratti nei quali la pendenza è quasi inesistente e quindi, pur costando un bel po’ di soldi pubblici, non solo sono assolutamente inutili sono anche d’intralcio ad un comodo avanzamento.

sabato 25 ottobre 2014

Escursioni “sociali-indipendenti” … il metodo hawaiiano

Durante il mio svernamento 2007-2008 appresi nuovi metodi di organizzazione e conduzione delle camminate - almeno per me che avevo scarsissima esperienza con associazioni escursionistiche - li apprezzai, li adattai un poco alle esigenze degli allora EL - Escursionisti Lubrensi e ne ricavai il Decalogo FREE, tuttora adottato da vari gruppi in tutta Italia. Infatti, qualche altro gruppo che frequenta i Lattari l’ha aggiustato e “addolcito”, altri mi hanno chiesto di adottarlo integralmente (certamente ricordo un gruppo ligure ed uno del centro Italia), molti mi hanno scritto semplicemente per dirmi quanto lo apprezzassero e ne condividessero i principi. Il concetto fondamentale è concisamente (eppure chiaramente) illustrato nel V comandamento:
Durante le escursioni sei l’unico responsabile della tua sicurezza, non ci sono "guide" ufficiali anche se c'è sempre chi (forse) già conosce il percorso e comunque sei tu che decidi se seguirlo o meno. Considerato che chi ti precede non si volterà per vedere se sei in difficoltà, non perderlo mai di vista. 
Alle Hawaii ho camminato regolarmente con due gruppi ben consolidati e organizzati seppur completamente diversi nella loro struttura sociale. 
Prima della partenza avevo avuto uno scambio di email con l’HTMC (Hawaiian Trail and Mountain Club) e il mio interlocutore mi aveva suggerito di mettermi in contattato anche con Solemates, gruppo che sembra quasi una setta segreta in quanto è difficile da trovare non avendo un sito, né una pagina, né recapiti ufficiali, né logo, né sede. Solo se si riesce a conoscere qualche solemate si potrà conoscere ora e punto d’incontro della prossima uscita e forse entrare nella mailing list … l’unica cosa reale dei Solemates
Il terzo giorno di permanenza sull’isola di Oahu cominciai quindi a frequentare questa associazione-non-associazione che regolarmente esce tutti i mercoledì (ricevo ancora i loro programmi). Prima di ogni escursione un responsabile-non-responsabile ricorda ai convenuti al punto di incontro che camminano sotto la propria responsabilità, che i Solemates non esistono, non c’è quota da pagare, non c’è presidente, non c’è alcuna guida, e altri avvisi simili.
Conoscendo la “litigiosità legale” degli americani non solo per sentito dire, ma anche per averci avuto a che fare già per parecchi anni guidando walking tours, il fatto mi sbalordì non poco, ma ben presto mi resi conto che il sistema funziona perfettamente. Questa presa di coscienza mi portò a promuovere la conversione degli Escursionisti Lubrensi in FREE (Free Ramblers, Escursionisti Epicurei), cosa che regolarmente avvenne l’anno successivo.
All'orario stabilito per la partenza, Tom M. (a volte - raramente - sostituito da John H.) comunicava la destinazione, la distanza della possibile meta, le alternative per percorsi più brevi e (più importante di tutto) il turn around time. Questa è l’ora limite alla quale ognuno che non ha ancora raggiunto la sua meta, dovunque si trovi, deve iniziare il percorso di ritorno. Questo tipo di organizzazione, facilitato dal fatto che la maggior parte delle escursioni consistono in una ascesa e successiva discesa lungo lo stesso itinerario, permette ad ognuno di procedere al proprio passo, in compagnia di chi crede e percorrere solo la distanza che vuole. I “veloci” e quelli che semplicemente hanno fretta arrivano in cima, fanno una breve pausa pranzo e ridiscendono incrociando o superando, a seconda se è prima o dopo il turn around time, quelli che camminano più piano. Tutti ritornano felici e contenti per aver coperto al loro passo la distanza che più gradiscono, per aver effettuato le soste che desideravano quando volevano loro, per non aver dovuto aspettare nessuno, per aver trovato - probabilmente - le loro solemates. Ciò vale anche per escursioni più impegnative come quella lungo il crinale dei tre picchi di Olomana (fatta però con l'HTMC).

Chiudo questo primo post (nei prossimi parlerò dell’HTMC, della sicurezza, dei sentieri hawaiiani e altro) spiegando il sottile gioco di parole del nome di questo gruppo-non-gruppo. Per chi non lo sapesse, l’inglese non ha quasi regole in merito alla corrispondenza fra ortografia e pronuncia. Sono numerosi i casi di parole scritte in modo identico che si pronunciano diversamente assumendo significati completamente differenti e parole che seppur scritte in modo diverso hanno esattamente la stessa pronuncia. Questo è il caso di soul (anima) e sole (suola, ma anche sogliola …) e quindi chi semplicemente ascolta "solemates" intende “anima gemella”, “spirito affine”, “amico del cuore” e solo quando leggerà il nome dell’associazione-non-associazione si renderà conto che si tratta non di un gruppo di persone con affinità di ideali o sentimenti o addirittura alla ricerca di anime gemelle, ma più prosaicamente di “compagni di suola”, quella delle scarpe da trekking, e quindi di escursionisti ...
   

giovedì 23 ottobre 2014

Panegirico della Sicilia orientale

Riordinando, raggruppando e spostando in www.giovis.com, le migliaia di foto di viaggio già presenti su giovistravels, ieri è stato il turno delle pagine e immagini del mio svernamento a Marzamemi, Pachino (SR) nel 2005/2006.
Gli amanti dei viaggi troveranno molti spunti interessanti e scopriranno (almeno visivamente) molti luoghi, costruzioni e fatti peculiari in particolare dell’area dei Monti Iblei e delle coste della Sicilia sud-orientale. 
In questa pagina/indice trovate i link a 25 album Google+ nei quali ho raccolto le quasi 1300 foto che illustrano soprattutto le mie escursioni nelle provincie di Siracusa e Ragusa. Potrete vedere particolari del Barocco Siciliano, parchi naturali (Vendicari in primis, foto in basso), spiagge e coste rocciose, tonnare e cave (i canyon scavati dall'acqua nelle rocce degli Iblei come quelli di Pantalica, Ispica, Cavagrande del Cassibile, ecc.), venire a conoscenza di cosa siano i ddieri e come erano fatte le neviere iblee nel XVII-XVIII secolo, scoprire la singolare Cavalcata di San Giuseppe di Scicli, cittadina che tanti di voi hanno visto (pur non conoscendone il nome) per essere il set di tutti i telefilm di Montalbano (c’è il Commissariato di Vigata). Ma fra le tante foto ce ne sono anche delle Eolie e dell’Etna e qualcuna delle Madonie.
C'è tanto da camminare lungo le spiagge, sui Monti Iblei, sul fondo delle cave, negli stretti vicoli selciati, nei siti archeologici e spesso ci si può spostare da paese a paese seguendo le antiche trazzere bordate dai classici muretti a secco.
Per facilitare l'orientamento, nella succitata pagina/indice ho inserito anche una cartina essenziale della Sicilia ed questo ingrandimento del sud-est dell’isola.

Questa è senz'altro la parte più interessante per la varietà di ambienti, la tranquillità, la natura, le coste, il meglio dell’archeologia e dell’architettura barocca siciliana e non ultima la gastronomia. Questa non si limita a quanto ormai si trova dovunque nei negozi specializzati e talvolta anche nei supermercati (prodotti di tonnara, cioccolato di Modica, vini come il Nero d’Avola e il Cerasuolo di Vittoria) ma vanta una grande varietà di pietanze “povere” locali a cominciare dal maccu, la gelatina di maiale, la vera pizza siciliana (ripieno di tuma e acciughe), la scaccia iblea (scacciata per i catanesi) e gli onnipresenti arancini non solo i classici bianchi (al burro) o rossi (ragù di carne), ma anche con le melanzane (alla catanese o alla norma) ai pistacchi di Bronte o agli spinaci.
E giusto per finire vi ricordo dell’importanza della ricotta (che si può andare a mangiare calda nelle masserie degli Iblei) nella pasticceria siciliana (raviole, cannoli, cassate …) anche se ormai non sempre si utilizza la ricotta di pecora come da tradizione e fra i tanti altri cibi dolci i torroncini e le granite.
In merito a quest'ultima, pur non essendo amante di dolci (e quindi non esperto, ma li provo quasi tutti) mi permetto senz’altro di consigliare a tutti una prima colazione a base di granita di mandorle (se proprio avete bisogno di caffeina anche di caffè può andare) accompagnata da una ricca raviola catanese di ricotta e cannella appena sfornata … altro che cappuccino e brioche o cornetto!

martedì 21 ottobre 2014

Le farfalle di Monte San Costanzo

In questo album Google+ trovate tante foto delle più volte menzionate farfalle che svolazzano numerose fra i cespugli di Monte San Costanzo delle quali ve ne ho già proposto alcune. Continuate a leggere questo post se vi interessa saperne un po' di più.
In questo periodo ce ne sono veramente tante e, come mostrato nell'immagine seguente, non è raro trovarne parecchie su uno stesso cespuglio, anche di specie diverse come nella foto precedente (Vanessa cardui e Plebejus argus). 
Tra le varie specie che si possono facilmente osservare in questi mesi autunnali sul Monte posso dire di essere quasi certo della classificazione di tre di esse, visto che esaminando le foto con calma ho potuto analizzare gli elementi caratteristici. Chiaramente se qualcuno volesse correggermi e segnalare qualche errore sarò ben lieto di rettificare quanto di seguito esposto.

Le più comuni, appariscenti e relativamente grandi, sono le Vanessa cardui e il secondo termine del binomio indica chiaramente che le piante che ne ospitano le larve sono principalmente i cardi, ma in effetti anche l’ortica. Nella foto in alto ne compaiono solo tre ma sull stesso cespuglio di Inula ce n'erano almeno una decina oltre a farfalle di altre specie. Nelle regioni meridionali è stanziale e ha un periodo di volo molto lungo (marzo-novembre) e quindi ci sono ancora molte possibilità di vederne e fotografarne. L’apertura alare raggiunge i 6cm.

Più piccola (apertura alare inferiore a 3cm), ma anch'essa abbastanza comune, è la Plebejus argusLa livrea del dorso non si fa notare per il disegno e varietà di colori bensì per il suo azzurro con sfumature violette. Al contrario, il rovescio - grigiastro per i maschi e più scuro per le femmine - è caratterizzato da varie macchie nere e da altre di colore arancione che formano una fascia submarginale comune ad entrambe i sessi, ovviamente molto più evidenti sul fondo chiaro delle ali dei maschi.
La specie è stanziale nelle regioni meridionali e gli individui che si possono osservare in questo periodo appartengono alla seconda generazione in quanto la prima ha periodo di volo limitato fra maggio e agosto. 


Una terza specie, meno frequente delle precedenti, è la Pieris brassicae che si fa notare per essere molto chiara. Nota anche con il nome comune di Cavolaia maggiore, ha il dorso quasi del tutto bianco (solo le estremità delle ali sono nere e le femmine hanno due macchie scure) mentre sul rovescio giallo grigiastro entrambe i sessi hanno le due macchie nere. L’apertura alare raggiunge i 6cm.
  
Comunque su Monte san Costanzo ho fotografato anche farfalle di altre specie della cui classificazione non sono certo, come queste mostrate in alto. Per quanto riguarda quest'ultima in basso, fotografata solo da lontano in una zona relativamente impervia, sospetto si tratti di una Pararge megera. Queste tre specie dovrebbero tutte appartenere alla famiglia Satyridae.

lunedì 20 ottobre 2014

A zonzo lungo i pendii occidentali di Monte San Costanzo

Come qualcuno avrà di certo notato, sto facendo un po’ di pratica ed esperienza con la mia nuova macchina fotografica e in attesa di comprare una vera ottica macro mi arrangio con lo zoom che in questo momento è il mio unico obiettivo.
Per fare qualcosa di diverso, e nella speranza di trovare buoni soggetti sia naturalistici che panoramici, sabato scorso mi sono avventurato lungo i pendii occidentali di Monte San Costanzo seguendo labili tracce di precedenti passaggi. Da poco oltre Cancello ho abbandonato via Campanella dirigendomi (più o meno direttamente) verso Vetavole. Non è stata una cosa semplicissima e tantomeno una passeggiata, in particolare in alcuni punti nei quali la Smilax si era quasi completamente impadronita di varie balze. 

Le viste, nonostante varie grosse nuvole, sono state interessanti e pur non essendo piacevolissimo procedere fra erba e cespugli abbondantemente bagnati di rugiada ne ho almeno ricavato qualche immagine soddisfacente.
Mi hanno incuriosito i pini che pochi notano percorrendo il crinale o camminando lungo via Campanella i quali forniscono buone occasioni per varie composizioni. Infine, nella parte finale dell’escursione, ho trovato un nuovo posto delle farfalle dove su ogni cespuglio ne era posate varie accompagnate anche da bombi, api e altri insetti.
Potete guardare una trentina di foto in questo album Google+, ed eccovi un’anticipazione delle farfalle per le quali dovrete aspettare fino a domani …

sabato 18 ottobre 2014

Location del film di Fassbinder del 1971: aggiornamenti

Facendo seguito al precedente post nel quale elencavo la maggior parte dei set utilizzati nel film Warnung vor einer heiligen Nutte (Attenzione alla puttana santadiretto e interpretato da Rainer Werner Fassbinder nel 1971 vi comunico di aver individuato il ristorante di Marina del Cantone che non è da Maria Grazia (come precedentemente ipotizzato). Dovrebbe infatti trattarsi della Taverna del Capitano in quanto solo da quell'angolazione e da quell'altezza sono riuscito ad ottenere una visione simile a questa (verificherò con i proprietari, ma è certo al 99%)
Inoltre ho identificato le rocce vicino al mare ... ieri sera, o meglio nel cuore della notte (1.50am) non ero riuscito a concentrarmi sul problema ma oggi, a mente fresca, ci ho pensato e sono andato a controllare il posto più logico, anche se non ne avevo memoria visiva. 
Potete confrontare il fotogramma e la foto scattata oggi. L'angolo di ripresa è diverso, ma ho individuato ed evidenziato con pallini rossi una serie di pietre riconoscibili e dei solchi nella roccia a sinistra della scaletta che pochi anni fa è stata cementata. Il muro vi può sembrare un po' diverso ma vi ricordo che si trova a fronte mare, qualche pezzo è stato ricostruito e ... sono passati 43 anni.
Resta da sapere nella hall di quale altro albergo (quindi non il Bellevue Syrene) sono stati girati gli interni, quella con le colonne gialline e vista su Punta Scutolo.
   

Film tedesco girato a Sorrento nel 1971

Rainer Werner Fassbinder (1945–1982) è stato un regista, sceneggiatore, produttore, montatore, attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore tedesco, uno dei maggiori esponenti del Nuovo cinema tedesco degli anni settanta-ottanta. (da Wikipedia
Nel 1971 girò il suo decimo film, Warnung vor einer heiligen Nutte (Attenzione alla puttana santa) a Sorrento ambientandolo per la maggior parte all'interno dell’Hotel Bellevue Syrene e sulle sue terrazze.
Dell'ambientazione sorrentina, della quale non ero a conoscenza, me ne sono accorto dopo solo pochi minuti quando, attraverso una finestra, è apparsa l’inconfondibile sagoma di Punta ScutoloTuttavia non sono riuscito a capire quale fosse la sala nella quale era girata la scena, un po’ spoglia, con colonne gialle, che non mi sembrava in tono con il resto degli interni dell’hotel.
 
Ci sono anche un paio di scene alla Marina del Cantone (da Maria Grazia? si vede il pontile de Lo Scoglio sullo sfondo e ancora più dietro Mortella e Mont'Alto), pochi secondi presso le scale nel tornante di via Marina Piccolal’arrivo dell’elicottero (all’epoca di linea) all’eliporto delle Tore, un “giro in macchina” da Caprile a S. Maria della Neve (con Monte San Costanzo sullo sfondo).
 

  
Non mancano delle riprese all'interno del Museo Correale (per lo più sulle scale) e una partenza in barca da Marina Piccola dominata dagli edifici dell'Excelsior Vittoria che dominano la scogliera. 
  
C’è anche scena nella quale vari attori sono su delle rocce vicino al mare, vicino ad una scala scavata nella pietra viva che giunge fino al mare, con un muro alle spalle … un luogo che non sono riuscito a identificare. Sarò grato a chi lo riconoscerà e me lo farà sapere.
Stranamente la sceneggiatura colloca l’hotel in Spagna e le maestranze e i dipendenti dell’albergo parlano in spagnolo, ma i vari ruoli secondari sono tutti affidati ad attori italiani, seppur non famosi. I ruoli principali sono invece affidati come al solito allo stesso Fassbinder, ai suoi amici protagonisti di quasi tutti i suoi film a cominciare dalla sua musa , un paio di registi molto rappresentativi del Nuovo Cinema Tedesco degli anni '70 come   e un paio di attori ben conosciuti al di fuori dei confini tedeschi come Lou Castel e Eddie Constantine.
Al di là dell'interesse per la location è un film che i cinefili interessati ai movimenti di avanguardia e cinema alternativo degli anni '50-'70 (quello dei Truffaut, Rohmer e Godard in Francia e Wenders, Herzog, Schlondorff, Von Trotta, Schroeter oltre allo stesso Fassbinder in Germania) dovrebbero vedere insieme ad un altra pellicola dello stesso regista girata un anno dopo: Die bitteren Tränen der Petra von Kant (Le lacrime amare di Petra Von Kant).

giovedì 16 ottobre 2014

Nuova segnaletica verticale sui sentieri dei Lattari

Come forse qualcuno avrà notato, fra le foto scattate domenica scorsa andando a Monte Calabrice ho inserito un paio di foto di un abbondante segnale posizionato pochi metri a sud del fungo di Capo Muro, in prossimità del bivio Paipo / Monte Tre Calli.
Le indicazioni delle destinazioni dei sentieri sono accompagnate dal tempo stimato per raggiungerle e, per fortuna, questa volta viene espressa l’unità di misura (h). Devo sottolineare che i tempi sono molto più realistici e proporzionati fra loro di quelli riportati sugli indicatori finora visti lungo i sentieri dei Lattari, anche se personalmente continuo a sostenere che sarebbe molto meglio indicare distanza e dislivelli che sono valori assoluti. Inoltre i tempi di percorrenza di uno stesso tratto con dislivelli significativi dovrebbero essere diversi in discesa e in salita ... o no?
Ci sono ben 5 frecce che indicano la direzione da prendere per raggiungere Monte Catiello, Caserma Forestale, Crocella, Monte Tre Calli e Paipo. Fra le prime due c’è una tabella rettangolare che informa che ci si trova a Capo Muro e che la quota è di 1.100 s.l.m. (sic).
In merito a quest’ultima informazione fornita, penso che riportando una quota sarebbe opportuno che la misura coincidesse (o si approssimasse quanto più possibile) con quelle riportate sulle carte, almeno le più diffuse e affidabili. In questo caso per guida e carta del C.A.I. (che utilizzò come carta base l’edizione dell’I.G.M. del 1960, rilievi degli anni ’50 - scala 1:25.000 ridotta a 1:30.000, equidistanza 25m) la quota è di 1.072, mentre per la più precisa e moderna Carta Tecnica Regionale (foto e rilievi degli anni ’70 - scala 1:5.000, equidistanza 5m) è di 1.079,3m.
Non capisco l’inutile arrotondamento di 20 o più metri, posso solo pensare che il redattore abbia abbinato alla sella di Capo Muro (dove si trova la tabella) la quota della piccola altura a meno di 100m a sud-sudest che viene riportata a 1.102 dall’I.G.M. (anche su carte più moderne) e 1.101,4 sulla Carta Tecnica
Altra ipotesi è quella che qualcuno abbia creduto ai numeri al lotto forniti dal gps, in particolare per le quote. Questa non vuole essere una questione di lana caprina, ma potrebbe fuorviare qualcuno che, attento solo ed esclusivamente alle quote in mappa o al gps, potrebbe pensare di trovarsi in un luogo piuttosto che in un altro e cercare inutilmente un bivio che non è lì. 
E a proposito di bivi e di dove cercarli, sappiate che l’incrocio dei sentieri per Monte Catiello, Crocella e Caserma Forestale si trova a nord del fungo e non esattamente dove è posizionato il paletto con gli indicatori.
Suggerirei infine, finché si è a tempo, di colorare le lettere e le cifre in quanto con la sola incisione alcune già adesso sono poco leggibili. Con il sole l'ombra che si crea nel solco le rende leggibili, ma in caso di cielo coperto o quando sono in ombra non si riescono a leggere. Per esempio nella foto in alto è difficile capire quanto tempo ci voglia per raggiungere Monte Catiello. Immaginiamole fra un paio di anni sempre che qualche vandalo (imbecille più che vandalo) non abbia già abbattuto i segnali. 
Comunque è un’opera senz’altro meritoria che potrà essere di ausilio agli escursionisti che non conoscono il territorio a menadito e, nonostante le imperfezioni, si dovrebbero ringraziare gli autori di questo lavoro anche se non so chi siano (non ho visto simboli o sigle).

PS - Nel corso dell’escursione di domenica ho notati anche altri indicatori, ma finché non avrò modo di appurare chi coordini questo progetto non sarò in grado di sapere lungo quali altri sentieri e fino a dove sono stati apposti gli indicatori. 

mercoledì 15 ottobre 2014

Mantidi, insetti affascinanti e relativamente comuni

Avendo avuto occasione di fotografarne una di notevoli dimensioni scendendo da Monte Tre Calli domenica scorsa, come mio solito ho approfondito un po' l'argomento apprendendo vari fatti interessanti. Ripropongo quindi le quattro foto già pubblicate insieme a numerose altre in questo album Google+ e vi segnalo vari link interessanti risparmiandovi la ricerca. 
In queste prime due potete osservare la stessa mantide (Mantis religiosa L.) ripresa da due lati opposti mentre stringe un insetto e si prepara a divorarlo
   
In queste altre due scattate in rapida sequenza (la prima è un dettaglio della foto in alto a destra) si nota come mantiene un insetto e ne stacca le varie parti a morsi. Potete apprezzare la particolare struttura e conformazione della tibia e perone che, chiuse rapidamente a tenaglia e grazie anche alle ben evidenti prominenti "spine", non lasciano scampo alle loro prede. 
   
Oltre alla scheda Meditflora suggerisco di leggere la pagina dedicata alla mantide dal sito Natura Mediterraneo e di andare a guardare la serie di foto di mantidi pubblicate pochi giorni fa su La Repubblica online (guarda le foto).
Questi insetti, nel tentativo di impressionare gli avversari, cercano di apparire più grandi alzando a aprendo le zampe anteriori e spiegando le ali.