mercoledì 31 dicembre 2014

Considerazioni sul mio recente viaggio in Thailandia

In questo mio ottavo viaggio in Thailandia (nell'arco di 33 anni) ho visitato isole non toccate precedentemente, alla ricerca di spiagge tranquille e con poche persone.
In particolare dalla costa ovest, quella che affaccia sul Mar delle Andamane, è possibile accedere abbastanza facilmente ad una miriade di isole grandi e piccole, completamente disabitate o solo con pochi posti dove poter dormire, con più residenti che stranieri o quasi esclusivamente turisti, insomma ce n'è per tutti i gusti e tutte le esigenze. 
Ancora oggi si possono trovare tante spiagge semideserte su isole collegate con regolare servizio barche (per lo più longtail) dove poter soggiornare in tutta tranquillità. Certo bisogna essere mentalmente predisposti e preparati, il "mito" dell'andare a vivere su un'isola deserta non è per tutti.
Purtroppo, dal mio punto di vista, devo dire che se da un lato c'è maggior facilità negli spostamenti e nella comunicazione, alcuni posti stanno perdendo il oro spirito thailandese e diventano sempre più "internazionali" e stanno costruendo un po' troppo. 
Per esempio, quando andai a Koh Payam oltre 15 anni fa c'erano solo piste di sabbia lungo le quali si muovevano, con difficoltà, i mototaxi. Ora ci sono varie stradine (cementate) che permettono veloci spostamenti da un lato all'altro dell'isola. Ma il problema vero è che la maggior parte dei viaggiatori che vi arrivano fittano un motorino appena sbarcati e vanno avanti e indietro giusto per lo sfizio di guidarne uno (se per noi è un fatto normale, molti nordici sono alla loro prima esperienza ... e non tutti sono abituati a guidare a sinistra ...).
Senz'altro l'isola è bella ma, considerato il ritmo al quale sorgono nuovi alloggi (da semplici bungalow a resort a 5 stelle), probabilmente perderà tutto il suo fascino nel giro di pochi anni diventando una nuova Koh Samui o Ko Tao(foto di Koh Payam)
   

Di Koh Sukorn avevo già parlato in  un precedente post, ora ho anche caricato numerose foto in questo album Google+.
La terza isola dell'arcipelago di Trang che ho visitato nel corso di questo viaggio è Koh Kradan, la mia preferita, ed anche essa è stata oggetto di un post incentrato soprattutto sullo snorkeling, possibile anche partendo dalla spiaggia.
Ho anche creato due altri album, uno con poche foto delle isole dei Parchi Marini delle Similan e delle Surin toccate nel corso di uno snorkeling tour di tre giorni e un ultimo nel quale ho raccolto le foto scattate sulla terraferma.
   

In particolare lungo le spiagge da Khao Lak verso nord dove (con la bassa marea e guadando qualche foce di fiume) è possibile camminare anche per varie decine di chilometri e a Krabi (città) dove comunque ho trovato interessanti e/o singolari soggetti fotografici.
A chi è interessato, ricordo che ho pubblicato anche qualche altro post di soggetto thailandese.
Comunque sia, la Thailandia resta un paese molto piacevole da visitare, con un'ottima cucina, temperature molto piacevoli, un bel mare, parchi naturali anche all'interno, ottimo livello di sicurezza, facilità di trasporti e, non da ultimo, relativamente molto economica.

domenica 28 dicembre 2014

Scontro frontale fra un ippopotamo e un’auto

Leggi l'articolo con cronaca dettagliata e tante foto apparso su Cronache Maceratesi (dalla cui pagina ho anche tratto la foto in calce) 

Altra “impresa” di veri geni, finti animalisti. Questa volta hanno liberato un ippopotamo da un circo presso Macerata, mandandolo (sfortunatamente) a morire su una strada provinciale e rischiando di far ammazzare un ragazzo che l’ha preso in pieno. Se avete la pazienza di leggere i commenti vedrete che anche in questo caso molti si dicono d’accordo nel non volere più animali nei circhi, ma allo stesso tempo sottolineano quanto sia stata stupida e irresponsabile l’azione di questi animalisti/terroristi. Pochi sono i commenti di tono diverso, alcuni dei quali scritti da persone che pur di giustificare l’indifendibile se ne escono con frasi come “grave non vedere un ippopotamo. Il ragazzo doveva stare più attento …”, dimenticando che era notte, la strada era a scorrimento relativamente veloce, l’ippopotamo è di colore grigio scuro e “non gli funzionavano le luci”, scappava e quindi è comparso all’improvviso davanti alla macchina (una Polo quasi completamente distrutta … la bestiola pesava 15 quintali).
I bravi animalisti, se avessero voluto dare una chance all’ippopotamo, avrebbero dovuto “rapirlo” per poi nasconderlo e accudirlo in luogo adatto. Come pensavano che potesse sopravvivere alle porte di Macerata, al freddo e lasciato “senza il becco di un quattrino per fare un po’ di spesa al supermercato o prendersi almeno una bevanda calda”?
Pur essendo d’accordo sul fatto che ci sono altri modi di mettere in piedi spettacoli circensi senza aver bisogno di animali, l'ippopotamo non avrebbe forse avuto vita migliore continuando ad esibirsi e ad essere nutrito dal personale del circo? 
Perché non vanno a liberare tutti gli uccellini in gabbia, nelle case e nei negozi dove spesso si trovano anche specie protette? E che dire di tartarughe, pitoni e iguana tenuti in ambienti non consoni da gente che si professa animalista per avere un animale esotico in casa?

Il discorso sarebbe veramente lungo … 

sabato 27 dicembre 2014

Ancora su Scout e pianificazione escursioni

Un paio di giorni prima di Natale ho ricevuto una ennesima email da parte di scout che stavano pianificando una escursione sui Monti Lattari.
Salve e buongiorno, sono una ragazza del gruppo scout xxx e volevo chiederle un informazione. Volevo sapere quanto tempo ci possiamo mettere per arrivare dal deserto di sant'agata dei due golfi a termini passando per torca e punta campanella lungo il sentiero 00 dei monti lattari, …”
A parte il fatto che mi sembra una escursione non da poco (una 15ina di km con quasi 1.000m di dislivello), specialmente avendo poche ore di luce, con terreno impervio e per di più senza assolutamente conoscere il percorso (altrimenti perché chiedere quanto tempo ci vuole?) e programmata solo avendo letto i nomi sulla cartina del CAI e seguito la linea rossa del sentiero CAI 300 (e non 00). Essendo assolutamente contrario a questa prassi, ma avendo comunque l’abitudine di rispondere a chi educatamente mi chiede informazioni (anche se sono domande insulse), a stretto giro le ho risposto:
“Ciao xxx,i tempi sono relativi al passo mantenuto e quindi non li fornisco mai, non conoscendo di solito l’interlocutore. Il tratto in discesa verso Recommone è disagevole e mal segnato (un paio di mesi fa si sono persi una decina di tuoi colleghi, recuperati poi a notte fonda).
Il giro è comunque lungo e ripeto a te quello che dico a tutti: dovete prima fare dei sopralluoghi, eventualmente a tratti, senza portarvi tutti appresso. Questo è un pessimo vizio degli scout. Buona fortuna."
Le domande che, secondo me, avrebbe dovuto pormi erano:
- il sentiero è ben segnato?
- è facile da seguire?
- che lei sappia, al momento ci sono ostacoli o problemi particolari?
- il fondo del sentiero permette un facile avanzamento o è accidentato?
- quali sono la lunghezza e il dislivello? (anche se sono dati ricavabili)  
Queste informazioni le sarebbero dovute servire per organizzare con qualche suo collega la RICOGNIZIONE del percorso, almeno per i tratti non conosciuti e meno evidenti. Per esempio, una volta arrivati su Monte San Costanzo potevano anche scendere direttamente a Termini in quanto Punta Campanella è praticamente a vista - e non si può andare da nessun altra parte - e la risalita a Termini è tutta su fondo duro ed egualmente non ci dovrebbero essere possibilità di errore. Lo stesso vale per il tratto Deserto-Torca, questo addirittura per la maggior parte su strade rotabili. Quindi avrebbero dovuto quanto meno programmare il giro Torca-Guardia-Cuparo-Recommone-Cantone, e avrebbero fatto ancora meglio se avessero prolungato il percorso a Nerano-San Costanzo-Termini tornando quindi in bus a S. Agata.
Monte San Costanzo: Campo Vetavole (oggi di nuovo verde) e Capri
Per rimanere nel campo dei tempi di percorrenza ecco un esempio di quanto questi siano soggettivi e quindi variabili in base alle persone e alle situazioni. 
Quanto tempo ci vuole per percorrere il Sentiero degli Dei?
Quando lo facevo di mattina (in salita) per andare a incontrare il mio gruppo, procedevo molto speditamente, senza fare foto, ascoltando musica e prestando solo la minima e indispensabile attenzione al sentiero … a seconda della temperatura, eventuale fondo scivoloso ecc. il tempo poteva variare fra un’ora e 1h05’. Ritornando con i “turisti” la media era di 2h30’, ma se erano appassionati di foto ed erano numerosi si arrivava facilmente alle 3 ore. Una volta (mio record da guida) si è presentato un americano che aveva già percorso il sentiero con me (e quindi conosceva il tipo di percorso) e lo voleva rifare … ma non mi aveva detto che da pochissimo si era operato ad entrambe le anche! Risultato: 4h45’, con un certo sforzo e praticamente senza soste. Ma so di una mia collega che ha avuto la sventura di dover accompagnare una signora molto sovrappeso e con scarso equilibrio che ha impiegato oltre 6 ore da Bomerano a Nocelle.
In conclusione, a chi mi chiede quanto tempo ci vuole per andare da Bomerano a Nocelle dovrei rispondere “un’oretta” o “fino a 6 ore e oltre”? Non conoscendo l’interlocutore, le sue capacità e i suoi interessi mi astengo dal fornire stime relative al tempo e dico solo che sono circa 6km con molti saliscendi, varie scale e, a tratti, con terreno accidentato. Non consigliato a chi ha seri problemi di vertigini, le rocce possono essere scivolose se bagnate o anche solo umide.
Uno dei problemi ricorrenti (eppure molto facilmente risolvibile) dei gruppi scout è quello che pare che non comunichino fra di loro, come se si facessero una guerra spietata. Mi è capitato più volte che a distanza di poco tempo avessi richieste per percorsi simili (di solito Valle delle Ferriere, Faito, Sentiero degli e Dei e Punta Campanella) e avendo chiesto conto di ciò a vari capi, questi sono stati sempre molto evasivi in merito.
Eppure le domande (in molti casi pertinenti, come p.e. “ci sono fontane o sorgenti lungo il percorso?”) erano sempre le stesse. E’ possibile che tutti questi ragazzi che presumibilmente passano ore a condividere fatti personali, selfie o pettegolezzi non siano in grado di comunicare ai colleghi dove si può pernottare, prendere il bus, trovare acqua, negozi, fermate bus più vicine, ecc? 
Con questo non voglio assolutamente biasimare le organizzazioni scout che, come già scrissi, svolgono una meritoria azione di aggregazione giovanile basata anche su vita all’aria aperta e attività motoria, ma voglio solo suggerire di andare in escursione con criterio, prendendo tutte le dovute precauzioni per non perdersi, rovinarsi la giornata, mettere a rischio i ragazzi (che certo non hanno alcuna colpa), rimanere al buio e via discorrendo. Non sarebbe molto meglio, opportuno e “salutare” andare in ricognizione (in più d’uno) prima di guidare altri? 
Ciò vale non solo per gli scout, ma anche per pseudo-guide e accompagnatori improvvisati che spesso agiscono in modo simile spacciandosi per professionisti che chiaramente non sono.
Quando sono andato alla ricerca di sentieri (molto meno evidenti e conosciuti dei succitati) l’ho sempre fatto con poche persone conosciute ed affidabili e, oltretutto, mettendole al corrente del programma di massima e specificando che era una "prima" o "un'esplorazione". Quante volte, con gli Escursionisti Lubrensi prima e i FREE poi, siamo andati alla ricerca di tracce molto poco evidenti e solo segnate su vecchie carte? Quante volte ci siamo sparpagliati nel bosco o nella macchia, perdendoci di vista e rimanendo solo a tiro di voce, alla ricerca di un vecchio segnavia o di un indizio? Ma in ogni caso partivo avendo ben studiato il percorso in precedenza, calcolando distanze, dislivelli e tempi (presumibili conoscendo i miei compagni di avventura) e ovviamente portando con me fotocopie delle cartine dell’area sulle quali riportare percorso, appunti e note.

giovedì 25 dicembre 2014

Belle, simpatiche e divertenti idee thailandesi

Dopo aver detto dello stranissimo e illogico modo di fornire una semplice password per un collegamento wifi gratuito, passo ora a lodare un simpatico e intelligente modo di intrattenere i bambini in modo semplice e creativo.
Vagando per Krabi nel corso dell’ultima mattinata del mio soggiorno thailandese, sono giunto fino alla parte estrema del parco cittadino in riva al fiume e ho notato dei tavoli con delle piccole “statuette” e tanti disegni (per lo più di personaggi di cartoni animati) esposti sul prato.
   

I tranquillissimi piccoli artisti in erba potevano quindi scegliere il loro eroe preferito fra gli schizzi su tela o fra le statuette in gesso e poi, forniti di una piccola tavolozza con i colori, un poco d’acqua in un bicchiere di plastica e qualche pennello, procedevano a colorarli ad acquerello prendendo a modello i disegni originali.

Un’altra simpatica idea che ho notato, abbastanza originale, è quella di inserire delle “zebre” fra le strisce pedonali (dette appunto anche zebre, e zebra crossing in inglese).
   

Mi sono poi soffermato ad osservare dei pescatori che, invece, non proponevano niente di nuovo, anzi continuavano a pescare con i metodi tradizionali. Approfittando della bassa marea, un gruppo di barche si era fermato al centro del fiume e da ognuna di esse un paio di abili pescatori lanciavano le reti di quelle che si aprono in volo. C’era anche chi praticava lo stesso tipo di pesca allontanandosi solo di pochi metri dalla riva e stando immerso quasi fino alla vita.
   

Fra l'altro, rimanendo in tema thailandese, sappiate che ho pubblicato su Google+ un album con una trentina di foto di Koh Kradan, isola della quale ho già parlato in un precedente post.

mercoledì 24 dicembre 2014

Volete saperne di più sul disgelo Cuba - U.S.A.?

Vi segnalo questo interessante e lungo articolo (da leggere e interpretare con il solito dovuto senso critico) apparso ieri sul New York TimesChi si è limitato a leggere la mera notizia di pochi giorni fa in merito ai concreti passi avanti nel processo di distensione dei rapporti fra Stati Uniti e Cuba, senza approfondire assolutamente l’argomento, potrà avere una visione un poco più ampia di quello che potrebbe accadere a breve e capire da quale punto si partiva visto che già era in atto un processo di rinnovamento e apertura iniziato con l’ingresso in scena di Raul Castro.

Si è sempre parlato tanto di dissidenti e censura, ma forse non tutti sanno che già da vari anni erano numerosi i blog attivi a Cuba (quindi non curati da espatriati, ma da residenti) anche se, ovviamente, riuscivano a raggiungere un ridotto numero di lettori, ma allo stesso tempo importate, considerata la lentezza della rete cubana e i pochissimi computer disponibili. Vari blogger non avevano neanche un proprio computer, ma operavano dagli Internet Cafè nati per i turisti. Questi blog (i principali sono citati e linkati nell’articolo) sono spesso molto più letti all’estero che non in patria dove sono comunque ben conosciuti.
La censura senz’altro ancora esiste, ma pare che il dissenso sia più che tollerato, anzi le critiche al sistema sono addirittura “benvenute”. Se comprendete lo spagnolo, vi invito a leggere questo editoriale apparso su Granma (il più importante giornale di Cuba, filogovernativo) il 12 dicembre scorso, dal significativo titolo “Cuba è decisa a collegarsi con il mondo”. Appare chiaro che, almeno come facciata, il governo cubano è ben deciso a migliorare l’accessibilità alla rete con tutte le logiche conseguenze (da notare che l’articolo è precedente all’annuncio di Obama).

Qualche blogger guarda anche un po’ più in là e quindi cominciano a sorgere le prime, giuste, preoccupazioni relativamente al probabile moltiplicarsi di arrivi di stranieri sull’isola. Leggete, per esempio, questo post apparso ieri sul blog jovencuba.com (blog gestito da studenti) dal significativo titolo A la espera de otra invasion gringa (In attesa di un’altra invasione gringa). Ci si chiede, anche con un po' di preoccupazione, come si potrà passare in poco tempo dagli attuali 400-500mila visitatori annui ai previsti 3-5 milioni. Come si soddisferanno, per esempio, le esigenze di trasporti e alloggi? E i servizi sanitari, fognature, ecc. considerato che probabilmente molti dei turisti si concentreranno in poche limitate aree?
Per approfondire anche altri argomenti e conoscere diversi punti di vista suggerisco non solo di dare uno sguardo a quest’altro noto blog www.chiringadecuba.com, anch’esso segnalato e citato nell’articolo del NYT, ma anche di leggere i commenti. 
Peccato che, come al spesso accade, questi argomenti di politica internazionale possano essere approfonditi solo quelli che hanno dimestichezza con le lingue. Chi parla solo italiano si deve accontentare delle poche, scarne e approssimative notizie riportate sui quotidiani nazionali da cercare, ovviamente, dopo gli ultimi pettegolezzi su Ballotelli, Razzi, Buffon, Mick Jagger, Conte ecc.

martedì 23 dicembre 2014

Incendio a Monte San Costanzo - sopralluogo

Come mi ero ripromesso il mese scorso, poche ore dopo essere tornato sono andato a verificare i progressi della rinascente vegetazione post-incendio, approfittando anche della bella giornata. A meno di 7 settimane di distanza dall’evento, il Monte San Costanzo sta prendendo un bel colore verde e ci sono anche tantissimi fiori, in particolare margherite.

La netta linea di demarcazione del limite del bruciato resta ancora ben visibile, ma ora dov’è passato il fuoco il colore è più brillante della parte non interessata. Infatti, mentre il versante est, quello che affaccia su Jeranto, è come ogni inverno di un colore tendente al marrone in mezzo al quale spiccano gli arbusti sempreverdi, le nuove foglie di tagliamani, asfodeli, margherite, arisari e via discorrendo sono di un bel verde vivo punteggiato però dai neri cespugli bruciati.
    

Come è possibile notare anche dalle altre foto scattate ieri pomeriggio, tutt’attorno alle specie legnose andate completamente a fuoco (quindi aree che certamente sono state interessate  dalle fiamme) il suolo è già quasi completamente coperto dall’erba e in molte zone punteggiato da margheritine.

Questi velocissimi progressi, che già avevo previsto subito dopo l’incendio, confermano le mie supposizioni e speranze che la prossima fioritura primaverile sarà eccezionale.

Tenete pronte le vostre macchine fotografiche!

domenica 21 dicembre 2014

Qual è il vantaggio? E lo scopo?

Io non riesco a vedere né l'uno, né l'altro ... di conseguenza, a meno che qualcuno mi illumini, quello che vi vado a esporre è un ottimo esempio di stupidità umana (un annetto fa pubblicai vari posti sull'argomento).
Ecco i fatti: il Bus Terminal di Krabi (Thailandia), ordinato, pulito, arioso e ben organizzato, fra i suoi servizi annovera anche un molto gradito wifi gratuito. Passando dall'ingresso all'area biglietteria, seguita dagli stalli per gli autobus, si passa un breve e largo corridoio nel quale è affisso questo semplice avviso stampato su un foglio A4.
(FREE WIFI - CHIEDERE LA PASSWORD ALL'INGRESSO)

Letteralmente sarebbe "al casello" in quanto all'esterno del grosso edificio, staccata da esso, c'è una cabina con un solerte addetto che esige un "pedaggio" di pochi Bath. 
Quindi il viaggiatore che vuole navigare con il suo cellulare, tablet o smartphone esce di nuovo dal Terminal per andare a farsi dare la password immaginando che pur essendo gratuita, ci si debba registrare o almeno fornire la propria nazionalità, giusto per la statistica. Si rivolge al "casellante" che, un poco infastidito (strano per i sempre sorridenti e gentilissi thailandesi, ma comprensibile) Indica dei piccoli ritagli di carta con su stampata la password ...

Qual è l'utilità di far andare avanti e indietro i viaggiatori, ancora peggio quando piove, senza alcuna necessità, dando oltretutto fastidio al casellante?
Se qualcuno non ricordasse la definizione degli stupidi, la ripeto:
Sono stupidi quelli che danneggiano altri senza trarre nessun vantaggio per sé stessi.
Non sarebbe più semplice ed economico sostituire l'avviso all'interno del terminal con la password o addirittura rendere il wifi libero senza alcuna password?
Può essere che ci siano motivi reconditi che giustifichino tutto ciò e che non riesco a cogliere. Sarò grato a chi me li volesse segnalare.
I thailandesi hanno molte idee e modi di fare brillanti, ma a volte, come in questo caso, si "perdono in un bicchiere d'acqua".

venerdì 19 dicembre 2014

Traccia gps del Sentiero degli Dei

Molti sanno quanto sono contrario all'uso indiscriminato e inutile dei gps, tuttavia mi sono proposto di pubblicare su www.giovis.com una traccia da creare empiricamente ma che sia quanto più "reale" possibile ricavandola con un accurato metodo sperimentale. Procederò mettendo a confronto un significativo numero di tracce rilevate da apparecchi diversi contemporaneamente, quindi con identica posizione dei satelliti. L'itinerario sarà percorso nei due sensi e di conseguenza ogni partecipante produrrà due tracce, quindi raddoppiandone il numero il risultato sarà ancora più affidabile. 

Così facendo, probabilmente, risulterà anche chiaro che la maggior parte dei gps non producono tracce identiche ripercorrendo un sentiero, a maggior ragione se in sensi opposti. Le distanze risultanti, anche se di poco, saranno diverse, alcune tracce si accavaleranno o si incroceranno più volte, qualcuna rimarrà parallela a un'altra dall'inizio alla fine senza avere nessun punto comune, altre ancora in varie occasioni si allontaneranno di varie decine di metri dalla "traccia media".
Per produrre quest'ultima (che sarà poi messa online) avrò quindi bisogno di avere una certa quantità di dati, vale a dire di almeno una mezza dozzina di collaboratori - molto meglio una decina o a anche più - disposti a partecipare a questa "escursione di rilevamento" lungo il Sentiero degli Dei. Come qualunque altro metodo statistico, un maggior numero di dati disponibili garantirà un miglior risultato. Chi vuol far parte della "spedizione" dovrà inviare una mail a giovis@giovis.com specificando in quali giorni fra venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 dicembre potrebbe essere disponibile. La scelta della data o delle date (l'esperimento potrebbe anche essere ripetuto) dipenderà non solo dalla quantità di potenziali gps, ma anche dalle condizioni meteo che al momento sono promettenti e non dovremmo trovarlo così ...
Chi mi scriverà riceverà informazioni dettagliate in merito allo svolgimento dell'escursione e, successivamente, tutti i risultati più dettagliati oltre quelli di interesse generale che saranno comunque messi online, gratuitamente come al solito, insieme con una decina di waypoint.
Pur essendo convinto che per percorrere il Sentiero degli Dei non ci sia assolutamente bisogno del gps, questa operazione potrebbe dissuadere altri dal pubblicare tracce e distanze errate e diventare un prototipo da replicare rilevando con identico metodo altri percorsi escursionistici dei Monti Lattari.

NB1 - Potranno partecipare anche escursionisti privi di gps, purché non intralcino i rilevamenti.
NB2 - Chi vuole iniziare da Bomerano potrà partire presto e unirsi al gruppo per il tratto da Nocelle a Bomerano o aspettare lì in piazza per poi fare in gruppo il percorso in senso opposto.

giovedì 18 dicembre 2014

"Blood simple" e "La ley de Herodes"

Fra i tanti film recuperati in rete e visti di recente, due in particolare mi hanno colpito per le ambientazioni minimaliste e per mantenersi abilmente al limite fra la black comedy quasi surreale e il noir moderno (Blood simple) e la satira politica (La ley de Herodes). 

Il primo (distribuito in Italia con il titolo Blood simple - Sangue facile) è il lavoro di esordio dei fratelli Coen ed è generalmente giudicato uno dei loro film migliori, al livello di Fargo e Miller's crossing, anch'essi essenziali, crudi, senza fronzoli, eppure con colpi di scena e situazioni inaspettate. In questo film del 1984 John e Ethan Coen impiegano un ridottissimo cast (M. Emmet Walsh, John Getz, Frances McDormand, Dan Hedaya sono gli interpreti principali) che però è di ottimo livello pur non comprendendo grandi nomi.
Conoscendo quello che hanno prodotto i Coen negli anni successivi, anche se incorrendo in alcuni flop o incidenti di percorso, quando l'ho trovato (oltretutto in buona definizione) non ho esitato a scaricarlo, a fiducia, senza perdermi in ulteriori approfondimenti ... e non me ne sono assolutamente pentito.
Ma la vera sorpresa è stata quella di La ley de Herodes (pare che non sia stato distribuito in Italia), accreditato di un ottimo 8,2 su imdb, vincitore di numerosi premi cinematografici fra i quali tanti Ariel e, come Blood simple, del Sundance Festival.

Questa pellicola di Luis Estrada del 1999 è una feroce satira della corruzione politica non di alto livello, ma quella basata sulla meschinità, avidità e arroganza di personaggi che costituiscono la base (spesso a loro insaputa) dei grandi giochi politici e delle operazioni finanziarie con "soldi veri". La cosa che all'epoca sorprese molti messicani è che si descriveva e denunciava apertamente la corruzione ad ogni livello del PRI che è stato praticamente l'unico partito di governo per quasi tutto il XX secolo. Il cast, oltre all'ottimo protagonista Damián Alcázar (che somiglia tanto a Germán Valdés, alias Tin Tan, famoso negli anni 50) conta su brevi apparizioni dell'altrettanto bravo Pedro Armendáriz Jr. e su decine di attori che interpretano alla perfezione i tanti ruoli di contorno, ma non per questo minori, come Delia Casanova (Rosa, la moglie), Guillermo Gil (Padre), Eduardo López Rojas (doctor), Isela Vega (Doña Lupe), Alex Cox (gringo), e tanti altri.
Ma il film va al di là della semplice piccola storia ambientata in uno sperduto e polveroso paesino fra le desolate montagne messicane. Infatti, narra della trasformazione di una persona in origine semplice, buona, armata di buoni sentimenti e buona volontà, che crede negli ideali, ma che una volta intrappolato negli ingranaggi della burocrazia, della politica e del potere in genere, si incattivisce, perde qualunque moralità, diventa avido e arrivista e ciò è quello che tristemente è accaduto e accade, dove più e dove meno, in quasi qualunque paese del mondo.
Di recente lessi che l'Italia é classificata fra i paesi più corrotti non ricordo se dell'Europa o del mondo, ma, comunque sia, c'è poco da stare allegri.
Le pellicole sono disponibili su YouTube, in edizione originale. Ve le consiglio entrambe.

domenica 14 dicembre 2014

Koh Mook, Koh Sukorn e il caucciù

Lasciata Koh Kradan, sono andato a Koh Mook ma mi sono fermato una sola notte in quanto l'ho trovata poco interessante, in particolare provenendo da un'isola molto più attraente. Non offre niente di notevole e se è citata su quasi tutte le guide lo deve quasi esclusivamente alla sua Emerald Grotto, accessibile solo via mare, che oltretutto a voler essere precisi non è neanche una gotta nel classico senso del termine. Si tratta piuttosto di una galleria naturale di un'ottantina di metri che consente l'accesso dal mare ad una specie di cenote, un pozzo pressoché cilindrico di varie decine di metri di diametro. Dal lato opposto al tunnel c'è una piccola spiaggia con alberi alle spalle. Durante il giorno il posto è sovraffollato, tante longtail e veloci imbarcazioni moderne portano centinaia di turisti assolutamente impreparati che formano lunghi serpentoni variopinti entrando nel tunnel attaccati gli uni agli altri, o aggrappati ad una corda renuta dalla guida che li precede, indossando i loro giubbotti salvagente colorati e, inutile dirlo, facendo una cagnara incredibile, amplificata dall'aambiente chiuso. L'unico vantaggio che vedo nello stare su Koh Mook è quello di poter accedere alla grotta affittando una barca o un kayak e quindi riuscire a percorrere il tunnel in solitudine e in silenzio, prendendosi il tempo necessario per abituarsi alla scarsissima luce (la parte centrale è veramente buia) e sostare tranquillamente sulla piccola spiaggia al margine dello specchio d'acqua alla luce del sole.
Tutt'altra storia per Koh Sukorn, meno turistica delle altre due, più isolata, ma molto tranquilla, interessante e rilassante. Ho letto che è l'unica isola thailandese nella quale neanche durante l'altissima stagione i turisti sono più dei residenti (solo 2500) che però sono superati in numero dai bufali d'acqua. 
   
Avrete capito che l'economia più che turistica è di tipo rurale basata soprattutto sulla produzione di riso e caucciù e sull'allevamento. I pochi bungalow e resort sono concentrati lungo una spiaggia di circa 1km esposta a ponente, sul lato oposto dell'isola rispetto all'abitato principale e al molo.
  
La comunità locale, per lo più di fede islamica, è molto aperta nei confronti degli stranieri anche se risulta difficile comunicare a gesti visto che quasi nessuno conosce altro idioma all'infuori del thailandese. Fra gesti e dimostrazioni pratiche mi hanno comunque introdotto all'affascinante mondo (come tutte le pratiche artigianali) della produzione del caucciù nel modo tradizionale.
L'estrazione della gomma naturale dall'albero del caucciù.(Hevea brasiliensis), come si praticava in origine e ancora oggi in tante piantagioni a conduzione artigianale famigliare. Gli alberi, regolarmente distanziati e allineati, sono piantati in appezzamenti relativamente piccoli al margine dei quali si trova di solito l'abitazione del proprietario.
L'estrazione della gomma è un lavoro duro che inizia nel cure della notte, anche alle 2 del mattino, per approfittare delle temperature più basse che favoriscono la colatura della gomma che continua fin verso mezzogiorno o poco più tardi. La corteccia viene incisa praticando con un'apposita lama un netto taglio digonale e superficiale per non danneggiare l'albero. Il lattice scorre e si raccoglie nei tradizionali contenitori costituiti da gusci di noci di cocco tagliate a metà che vengono svuotati nel pomeriggio, dopo che il flusso si è fermato. Il lattice viene quindi traportato al piccolo laboratorio, spesso all'aria a perta o protetto solo da una tettoia, e versato in apposite forme nelle quali, con l'aggiunta di acido formico, si coagulerà.
Questo grosso "panetto" viene quindi lavorato come si fa per le lasagne ... prima si stende con un grosso mattarello e, quando sarà più o meno appiattito, lo si comincia a passare fra i rulli della pressa per assottigliarlo e eliminare acqua fino a farlo diventare una grande "pettola". 
   
Nelle foto si vedono le presse e le pettole stese ad asciugare sulle quali si nota la "filigrana" che identifica il produttore.Ad asciugatura completata la gomma avrà perso il suo originale colore bianco assumendo una tonalità fra il nocciola e il dorato ed è pronta per essere venduta ed essere avviata alle fabbriche che la trasformeranno ulteriormente.


Curiosità (apprese approfondendo l'argomento in rete) 

  • Le proprietà della gomma erano già note nel Messico di oltre 3000 anni fa agli Olmechi che ne trasmisero la conoscenza ai Maya. Questi, facendo bollire il lattice, creavano le palle che poi usavano per il "gioco della pelota".
  • Un coltivatore esperto riesce ad incidere un albero ogni 20 secondi.
  • Un lavoro medio giornaliero varia fra i 450 e i 650 alberi incisi.
  • Un albero viene inciso una volta ogni due o tre giorni, mai ogni giorno.
  • Le incisioni sono parallele e molto vicine tanto da riusire a utilizzare appena 25cm di corteccia l'anno riuscendo così ad avere oltre 25 anni di produttività.
  • I "canali" nei quali scorre il lattice salgono a spirale (destrorsa) lungo il tronco. Per tale motivo le incisioni diagonali seguono un andamento opposto (sinistrorso) per intercettare un maggior numero di dotti.

venerdì 12 dicembre 2014

Greenpeace danneggia le linee di Nazca

Brevissimo post per invitarvi a leggere quanto accaduto in Perù, ed esattamente nell'area delle famose e misteriosissime Linee di Nazca. Trovate tutto in questa pagina del gruppo "Italia unita per la scienza" (per la corretta informazione scientifica) dala quale ho estratto questa foto come anticipazione. L'articolo è esaustivo, ben scritto, chiaro e basato su dati seri e scentifici (e non poteva essere altrimenti).

Stamattina, mentre la maggior parte di voi dormiva, ho letto un po' di articoli e commenti sulla stampa internazionale, visto che in Italia sono apparse solo poche righe e qualche foto accompagnata da altre non pertinenti. Quindi mi limito ad un commento esclusivamente personale che però é in linea con la maggior parte dei commenti, sia ufficiali (dell'ambiente politico e della comunità scientifica) sia di semplici lettori. Sembra che Greenpeace, come molte altre associazioni che operano anche in campi diversi (qualcuno ha tirato in ballo PETA, Femen, animalisti estremisti che si oppongono a qualunque tipo di ricerca, ecc.) sia sempre più orientata ad operazioni sensazionali, assolutamente incuranti di "danni collaterali" materiali e offese alla religione di un paese per non menzionare il fatto di essere assolutamente fuorilegge.
Con la suddetta operazione hanno centrato tutti i tre succitati obiettivi: hanno danneggiato le millenarie Linee di Nazca (Patrimonio dell'Umanità), hanno offeso i sentimenti dei Peruviani (per i quali le linee sono sacre) e sono entrati in zona assolutamente vietata a chiunque, anche al Presidente della Repubblica.
E non contenti di cio hanno falsificato le mmagini sostnendo di non aver arrecato danni! e se ne sono usciti con un laconico "ci dispiace".
Questi sono solo esibizionisti che vogliono comparire nelle news. Avete mai pensato a quanto costa mandare in giro per il mondo questi buffoni che non producono assolutamente niente e spesso danneggiano (illegalmente) luoghi, attività commerciali (legali fino a prova contraria) e persone? 
Meditate ... perfino il più nobile degli ideali non può giustificare simili azioni inutili, idiote e fuorilegge perpetrate da uno sparuto gruppo di imbecilli senza né arte né parte. Penso che a breve ci sarà qualche cambiamento anche ai vertici di Greenpeace (chi ha avuto questa brillante idea "sucida"?) e spero che qualcuno degli attivisti si goda un piacevole soggiorno nelle galere peruviane.

giovedì 11 dicembre 2014

Soluzioni ottavo, nono e decimo ponte di Königsberg

Per facilitare le successive spiegazioni, la città  di Königsberg è stata ridotta a un grafo con i nodi colorati (a sinistra, già pubblicato nel precedente post).  Con il bianco è stata indicata la penisola sulla quale dimora il Vescovo e si erge la sua chiesa, i due castelli sulle sponde opposte hanno i colori dei rispettivi principi e, infine, il nodo arancione rappresenta l'isola con l'ormai famosa osteria.

L'ottavo ponte del Principe Blu 
Avendo in partenza 4 nodi di grado dispari, un qualunque ottavo spigolo (ponte) varierà il grado di due di essi creando un grafo con  due nodi pari e due dispari. Sappiamo che in tale situazione è possibile avere un percorso eulriano iniziando da uno dei due nodi dispari (nel nostro caso deve essere il castello el principe blu)  terminando all'altro (l'osteria). Ne consegue, logicamente, che i nodi da far diventare di grado pari sono quello dell'altro castello e del Vescovado e quindi costruire un ponte che li unisca. (disegno in basso a sinistra)
   

Il nono ponte del Principe Rosso 
Un ragionamento simile ci farà risolvere anche il problema del nono spigolo. Il nodo del principe blu dovrà ridiventare dispari e quello del rosso pari, lasciando invariato il grado degli altri due nodi. Di conseguenza il nono ponte verrà costruito fra i due castelli. (disegno in alto a destra)

Il decimo ponte del Vescovo 
Adesso che la logica del metodo è stata completamentea compresa, almeno spero, e ricordando che affinché sia possibile ottenere un circuito euleriano (il vescovo vuole che ognuno possa rientrare a casa senza dover terminare il percorso all'osteria) tutti i nodi devono essere di grado pari, il ponte sarà costruito fra i due dispari (vescovado e osteria), rendendoli pari. (disegno in basso a sinistra) 
  

Nel disegno in alto destra viene rappresentata la situazione definitiva, graficamente ancor più chiara, nella quale sono riportati i ponti con il loro numero d'ordine di costruzione.
Testo di giovis, disegni tratti da Wikipedia

PS - Come anticipato nel primo post relativo ai 7 ponti di Königsberg, è mia intenzione proporvi in futuro altri problemi che possono essere facilmente risolti riducendoli a grafi. In particolare la teoria è utile per la pianificazione e ottimizzazione di itinerari, siano essi circolari o lineari.

martedì 9 dicembre 2014

Kradan, Mook e Sukorn (Isole di Trang)

Dopo una decina di giorni passati sulle tre isole del titolo del post, confortato anche dalle opinioni di altri island-hopper, senz'altro la più attraente è Koh Kradan, in particolare per chi ama lo snorkeling e la tranquillità.
In breve, è una delle poche dove gli appassionati di maschera e respiratore possano vedere tanto immergendosi dalla spiaggia, senza bisogno di una barca che ti porti sul reef, e quindi a qualunque ora per quanto tempo si voglia. La spiaggia principale dell'isola, che non ha popolazione residente, è lunga circa 2km ed oltre alla sede del Parco, fra gli alberi, ci sono una mezza dozzina di resort, mentre un altro, isolato, (dove ho pernottato) si trova nella foresta. Esiste un'altra spiaggia più a sud (Ao Niang) alla quale si può accedere aggirando il promontorio roccioso che la divide dalla maggiore in situazione di barssa marea o percorrendo un sentiero attraverso la giungla.
In questo lungo e dettagliato articolo di due anni fa vengono ben descritte le aree più interessanti, le specie di coralli, pesci e altri abitanti delle barriere coralline che ci si può aspettare di vedere, consigli logistici e pratici, il tutto ben documentato anche fotograficamente.
Ci sono moltitudini di Sergeant fish che seguono e circondano chi sta in acqua e, avendone l'occasione, lo mordicchiano (foto a sinistra). Si trovano la maggior parte di pesci più comuni (una notevole varietà), ma rispetto a tanti altri posti ho trovato che percentualmente il numero dei Moorish idol fosse maggiore. 
.  
Fra i "pezzi rari", quelli che si contano sulla punta delle dita, ho annoverato una bellissima Leopard moray (Enchelycore pardalis, non ho trovato un nome comune italiano, ma si capisce di cosa stiamo parlabndo - foto in basso) oltre a numerose murene di tipo più comune.
   
Altri incontri interessanti sono stati quelli con vari esemplari abbastanza grandi di Porcupine fish (Pesce istrice, per alcune caratteristiche comuni simile al Pesce palla) del tipo nelle foto sseguenti.
.  
Qualche altra informazione sui pesci palla e pesci istrice
I pesci palla (genere Tetraodon), possono gonfiare il corpo fino ad assumere una forma sferica, riempiendo d’acqua un’estroflessione dello stomaco. I pesci istrice, (genere Diodon), hanno capacità simili potendo raggiungere una forma pressoché sferica, ma in più sono rivestiti di aculei che si drizzano quando l’animale si gonfia. I pesci palla sono anche famosi per essere prelibati e quindi molto ricercati per i sushi, ma allo stesso tempo contengono un potentissimo veleno (mortale). Di conseguenza è bene che il cuoco sappia come sfilettarli.
Qui sotto ho caricato una foto di come può diventare un pesce palla e di un altro simpatico rappresentante dello gruppo che mi farebbe molto piacere incontrare.
.  
Mi sono anche trovato più o meno faccia a faccia con tre esemplari di serpente di mare - due adulti e un giovane - in luoghi diversi. Guardate la foto in basso e fate caso alla sua coda ... è completamente appiattita e funge sia propulsore che da timone in quanto il serpente, essendo quasi perfettamente cilindrico e privo di pinne, non potrebbe altrimenti muoversi agilmente nell'acqua.

Qualche altra informazione sui serpenti di mare
Esistono una 60ina di specie di serpenti marini, tutti velenosi e appartenenti al gruppo dei Cobra. Solo pochi di loro riescono ancora ad avere una (scarsa) mobilità a terra in quanto si sono evoluti passando la vita quasi completamente in mare. Rimangono comunque dei rettili e come tali devono respirare e quindi risalire in superficie per farlo. Una volta incamerata aria sufficiente, richiudono le narici con un sistema simile allo sfiatatoio dei cetacei come le balene e i delfini. La maggior parte delle specie misurano (adulti) dai 90 ai 120 cm, tranne rarissime eccezioni.

Essendomi dilungato troppo parlando di Koh Kradan, rimando la trattazione delle altre due isole a un prossimo post.
Le foto sono tutte scaricate dalla rete e ho fornito anche i nomi inglesi con i quali avrete maggiori possibilità di trovare altre buone foto e informazioni.

lunedì 8 dicembre 2014

Varianti del problema dei 7 ponti di Königsberg

Se si rinuncia alla condizione che il punto di inizio e il punto finale debbano per forza coincidere, si potrà avere un cammino (ma non un circuito) euleriano anche nel caso in cui due vertici siano raggiunti da un numero dispari di spigoli. Indifferentemente, uno di essi rappresenterà il punto di partenza e l'altro quello di arrivo. Il problema originale dei 7 ponti di Königsberg  tratta di vertici generici, caratterizzati solo dai loro collegamenti, ma aggiungendo informazioni "urbanistiche e sociali", sono state proposte alcune simpatiche varianti al quesito in stile narrativo e descrittivo. Si ipotizza che sulla riva settentrionale sorgesse il castello del principe Blu e su quella meridionale quello del principe Rosso; sulla penisola si colloca il Vescovado e nell'isola centrale un'osteria. 
Per aiutarvi a visualizzare la situazione e a seguire i successivi sviluppi (risolvendo i quesiti) la città è stata ridotta a un grafo con i nodi colorati, attribuendo il bianco al Vescovo, ai castelli i colori dei rispettivi principi e rappresentando in arancione l'isola con l'osteria (disegno da Wikipedia) e ora comincia la storia. Era consuetudine di molti degli abitanti della città, prìncipi compresi, passare le serate all'osteria e quasi ogni notte qualcuno, già almeno brillo, scommetteva di essere in grado di attraversare i 7 ponti una volta ciascuno e tornare dagli amici. Alcuni, rientrati chissà come all'osteria, si vantavano di esserci riusciti senza però saper spiegare come, ma poco importava poiché comunque qualcuno avrebbe pagato e tutti avrebbero continuato a bere.

L'ottavo ponte del principe Blu
Il principe Blu, resosi conto dell'irrisolvibilità del problema, ne cambia un po' i termini e fa costruire di nascosto un ottavo ponte in modo che possa passarli tutti partendo dal suo castello e finendo all'osteria. Oltre a vantarsi della sua impresa potrà anche prendere in giro il suo rivale, il principe Rosso, poiché questi non può fare altrettanto iniziando dal suo castello.
Dove è stato costruito il ponte del principe Blu?

Il nono ponte del principe Rosso 
Il principe Rosso, non essendo disposto a subire passivamente l'affronto, decide quindi di far costruire un ulteriore ponte in modo da ribaltare la situazione. Ora è lui che può andare dal suo castello all'osteria passando per tutti i ponti e con questa aggiunta il principe Blu non potrà più fare altrettanto.
Dove è stato costruito il nono ponte del principe Rosso?

Il decimo ponte del Vescovo 
Ma a questo punto scende in campo il Vescovo che, irritato da questa stupida sfida che ha solo reso popolare l'osteria e ha fatto aumentare gli ubriachi che vanno in giro di notte per attraversare tutti i ponti, decide di far costruire un ultimo ponte che permetta a chiunque di passarli tutti, a partire da qualunque punto della città, e tornare a casa sobri, senza doversi fermare all'osteria.
Dove è stato costruito il decimo ponte del Vescovo?

Chi vuole verificare se ha assimilato il concetto, può risolvere i quesiti e disegnare i vari ponti, in successione. Gli impazienti possono facilmente trovare in rete la soluzione che comunque proporrò in un prossimo post.
Suggerimento: non perdete tempo procedendo per tentativi, ma ragionate in termini di nodi di grado pari e dispari e troverete rapidamente la soluzione di ciascun quesito.

sabato 6 dicembre 2014

Multe, buonsenso ed educazione

Vi segnalo questo articolo pubblicato su La Repubblica online di pochi giorni fa, nella sezione ambiente, mozziconi_di_sigaretta_buttati_a_terra_multe_fino_a_150_euro-
Praticamente niente di nuovo, ma è bene che se ne parli. Se avrete la pazienza di leggere tutto il lungo articolo scoprirete, oltre a tanti interestantii dati scientifici e statistici, che anche in Italia già in vari Comuni esistono specifiche ordinanze con sanzioni ben più salate che non riguardano solo i mozziconi, ma anche altri tipi di rifiuti a cominciare dalle gomme da masticare.
Sembra che si continuino a emanare leggi e decreti che sono semplici doppioni di altri già in vigore, che contribuiscono ad aumentare la confusione (vedi post precedente su "The trial") e che nessuno fa rispettare. Basti pensare a quello che si vede volare dai finestrini di qualunque tipo di autoveicolo ... non solo mozziconi, ma anche bottiglie di plastica, fazzolettini, lattine, residui di cibo e via discorrendo ... è tutto già vietato e sanzionabile.
Per quanto riguarda le cicche di sigarette, in particolare quelle "abbandonate" in spiaggia invito quelli ai quali fosse sfuggito a leggere mio precedente post su come si sono adoperati per contrastare questa pessima abitudine a Menorca
Sarà questa nuova legge solo fumo negli occhi o effettivamente qualcuno sarà sanzionato? La legge, per certi versi simile, che impone ai proprietari di cani di rimuovere le "deiezioni" dei loro migliori amici ha dato per la verità qualche risultato, visto che sempre più spesso si vedono persone armate di buste e talvolta palette per la rimozione del "corpo del reato". 
Senza bisogno di alcuna legge, il solo buonsenso (purtroppo poco frequente) e l'educazione civica (in via di estinzione) basterebbero a mantenere strade, spiagge, sentieri e parchi puliti.
Con un altro ardito collegamento vi sottopongo questo segnale, seppur di pericolo e non di divieto, artigianale e abbastanza chiaro, ma osservatelo bene ... 

Ora, non vorrei aver innescato qualcosa a dir poco inqietante ... speriamo che a nessuna Amministrazione avente competenza sulla sentieristica dei Monti Lattari venga in mente di investire in cartelli simili da piazzare dovunque arrivino, seppur saltuariamente, le capre ... Ma vista la varietà di cartellonistica e segnaletica inutile ( e qualche volta assurda) già presente non ci sarebbe da meravigliarsi se, in nome della sicurezza, qualcuno sperpererà un altro bel po' di danaro pubblico!

giovedì 4 dicembre 2014

Verifica dell'esattezza dei dislivelli, o almeno della loro plausibilità

Premessa - Non interpretate questo post come un'esibizione delle mie conoscenze in merito all'argomento, né come saccenteria; vuole solo essere un aiuto per chi propone e/o descrive escursioni - su carta o in rete - in modo da evitare che una cattiva impressione iniziale causata da dati chiaramente errati possa far sospettare che anche tutto quanto successivamente esposto lo sia. Un refuso in un lungo testo o fra un cumulo di dati può capitare a tutti, ma non dovrebbe comparire in un titolo o fra i dati significativi.

Di recente mi sono imbattuto nell'ennesima descrizione di escursione con indicazione dei dislivelli ... errati: "Escursione da Termini a Sant'Agata ... omissis ... Dislivello in salita 100 mt. in discesa 70 mt." Certamente almeno uno dei due dislivelli è errato, ma potrebbero esserlo entrambi, a prescindere dall'itinerario scelto e (questione di forma) dal fatto che i metri dovrebbero essere indicati con la sola lettera m e senza punto, così come i grammi sono solo g e non gr. (cose che ai miei tempi si insegnavano alle elementari e tutt'oggi, a termini di legge, chi usa mt. o gr. in documenti ufficiali potrebbe incorrere in una sanzione).
Conoscendo le altitudini s.l.m. dei punti di partenza e di arrivo chiunque potrebbe, e dovrebbe, facilmente giungere alla stessa inevitabile conclusione. Ne ho già discettato in passato, ma ritorno sul tema tentando di essere quanto più chiaro possibile, cercando di spiegarlo logicamente e numericamente e, quando avrò di nuovo a disposizione un computer, mi riprometto di proporne anche una versione grafica.
Se per dare un'idea dell'impegno richiesto per un'escursione può essere utile fornire i soli dislivelli, per misurarli è necessario conoscere le quote e quindi si assume che siano note all'autore del testo o della scheda. Nell'ipotesi in cui dal punto di partenza A a quello di arrivo B non ci siano inversoni di pendenza (cioè tutta salita o tutta discesa) uno dei due dislivelli sarà nullo (= 0) e l'altro uguale alla differenza di quote. Quest'ultima è anche il dislivello minimo da superare per muoversi fra A e B. Se l'itinerario include dei saliscendi, per ogni metro di quota guadagnato lo si dovrà, ovviamente, ridiscendere altrimenti ci si troverebbe ad una quota diversa da quella della meta. Ne consegue che la differenza fra i valori dei dislivelli totali sarà SEMPRE e COMUNQUE uguale alla differenza di quota fra arrivo e partenza.
Per semplicità, pur non conoscendo il punto esatto dal quale si parte e arrotondando le quote, si possono considerare 325m per Termini e 395m per S.Agata, con un dislivello netto di 70m che sarebbe anche quello reale se si riuscisse a trovare un itinerario privo di saliscendi ... ma non esiste. Per fornire qualche esempio puramente ipotetico vi propongo un itinerario tutto in discesa da Termini fino al livello del mare (Crapolla, Marina del Cantone o della Lobra, in ogni caso a quota 0) e poi di lì a S. Agata tutto in salita. Il dislivello in discesa sarebbe di 325m e quello in salita di 395m. La differenza fra i due valori sarà ancora di 70m (395 - 325 = 70). Andando via Monticchio (300m) prima si perderebbero 25m per poi risalirne 95, ma 95 - 25 è comunque uguale a 70m. E se si andasse prima a S. Maria della Neve (440m) avremmo 115m di dislivello in salita (440 - 325 = 115) e poi 45m in discesa (440 - 395 = 45) e per l'ennesima volta, facendo la verifica, ci troveremo con una differenza di 70m (115 - 45). Spero che ora siate tutti convinti.
Visto che nel caso dal quale sono partito il dislivello in discesa veniva indicato in 70 metri, l'errore potrebbe essere stato un semplice refuso, almeno spero.
Occhio anche al dislivello minimo indispensabile ... una scheda riportava:
* quota di partenza 720m
* quota di arrivo 1122m
* dislivello 360m
ma se le quote fossero esatte, si dovrebbero guadagnare almeno 402m (minimo indispensabile). Uno dei tre dati è certamente errato (logica matematica).
In conclusione sarà sempre facile, e soprattutto utile, effettuare la verifica della plausibilità dei dislivelli complessivi controllando che la loro differenza sia uguale alla differenza fra le quote di arrivo e partenza. E ciò vale non solo per i redattori di schede o descrizioni di escursioni, in particolare quelli che tengono conto anche dei saliscendi intermedi e che quindi trattano una maggiore quantità di dati, ma anche per gli utenti che si apprestano a percorrere quell'itinerario.

PS - ho scelto un esempio che trattasse di un territorio probabilmente conosciuto dalla maggior prte dei miei lettori, ma per dirvi quanto sia comune fare confusione su questi dati vi dico che ad agosto visitai il sito di un lungo itinerario in una ventina di tappe, lungo le Alpi orientali, fino in Slovenia. Mi era stato mostrata la guida in inglese (corretta), ma la traduzione sul sito era stata affidata ad un incompetente il quale aveva tradotto le "quote massime" come "dislivello in salita". Chiaramente erano tutti dati errati. Mi presi la briga di segnalare il fatto al Consorzio che gestisce la parte italiana di questo progetto (in collaborazione con simili associazioni austriache e slovene) e dopo qualche email si resero conto delle baggianate proposte dal traduttore che penso non fosse gran conoscitore né di montagna, né di escursionismo, né degli idiomi trattati ...
Quindi ne presero atto, fecero correggere e ringraziarono ... capendo che non era una critica sterile ma un "contributo volontario e gratuito" a beneficio di tutti gli escursionisti distratti che si sarebbero potuti spaventare leggendo dei grandi dislivelli in salita.