sabato 31 gennaio 2015

Codici QR per cartine (veramente) HD

Un gentile Anonimo stamattina ha postato un commento facendomi notare che la cartina che si scaricava non era HD avendo dimensioni di appena 1600x1511pixel, anche aprendola in una nuova finestra. Ho quindi provveduto a caricare la cartina su www.giovis.com in tre formati diversi, vale a dire di 2000, 3000 e 4000 pixel di altezza. 
Ma sempre nell’ottica della promozione dell’escursionismo, ed in particolare degli itinerari del Progetto Tolomeo che attraversano in lungo e in largo i territori dei comuni di Massa Lubrense e Sorrento, ho fatto anche di più.
Ho creato i codici QR (per chi non li conoscesse sono quei quadratini ormai quasi onnipresenti, costituiti da strani disegni simili a labirinti) che permettono l’accesso diretto ai file. In questa pagina ho quindi raggruppato, oltre ai tre link testuali per i navigatori da PC, i corrispondenti 3 codici QR per gli utenti Android e simili (sistemi operativi di Smartphone, iPhone e tablet).
Come suggerisco nella stessa pagina tutti i gestori di strutture ricettive, in particolare quelli che offrono la connessione wifi, potranno copiare i codici, stamparli ed esporli nei luoghi coperti da segnale (reception, sala ristorante, bar, piscina, giardino, stanze ecc.).
Il solo costo (veramente insignificante) sarà quello di una stampa in nero su normale carta bianca. Gli ospiti potranno così ottenere (in qualunque momento e senza dover chiedere a nessuno) la cartina delle dimensioni più adatte al loro dispositivo, salvarla e quindi andare in giro facendola scorrere a loro piacimento. In teoria dovrebbe anche diminuire il consumo delle mappe sul classico supporto cartaceo e quindi risparmiare.
Spero che Comuni, Pro Locoassociazioni di categoria vogliano approfittare di questo servizio assolutamente gratuito. Potrebbero addirittura stampare un certo numero di codici e distribuirli a negozianti, affiggerli alle fermate degli autobus ecc.
Ai meno esperti del settore ricordo che il link è indirizzato ad un file in rete e quindi, anche in caso di futuri aggiornamenti, provvedendo a sostituire il file e lasciando lo stesso indirizzo, il codice QR resta sempre valido.

Visto che è la prima volta che utilizzo questa tecnologia, sarò grato a chi vorrà segnalarmi malfunzionamenti e/o suggerirmi migliorie.

venerdì 30 gennaio 2015

Cartina di Massa Lubrense e Sorrento in alta definizione

Nella speranza di fare cosa gradita, e dopo averne discusso anche con le altre persone coinvolte nel non facile compito di miglioramento della rete sentieristica dei comuni di Massa Lubrense e Sorrento, ho deciso di mettere online l’intera carta del territorio di Massa Lubrense e Sorrento, con gli itinerari escursionistici segnalati aggiornati, possiamo ormai dire, a febbraio 2015.

Anche per questa nuova edizione, similmente a come si è fatto in occasione di ciascuna ristampa, si è tentato di migliorare e ottimizzare gli itinerari, anche se talvolta non si è potuto fare a meno di eliminare tratti divenuti più o meno impraticabili. Rispetto al progetto iniziale del 1991, che forse alcuni ricorderanno, negli anni si sono dovuti abbandonare svariati percorsi che, seppur belli e interessanti, erano in effetti assolutamente impraticabili. Giusto per citare un esempio vi ricordo che già una quindicina di anni fa si dovette rinunciare al collegamento fra la piazzetta di Santa Maria e Sant’Anna che per un tratto costeggiava il Rivo Grande dell’Annunziata e passava nelle vicinanze di un vecchio mulino, visitabile in quanto quasi integro.
Come già dettagliatamente descritto nel precedente post, le poche modifiche apportate alla cartina nel 2015 consistono in un paio di cambi di itinerari (a monte della Guardia) e la segnalazione delle deviazioni (temporanee, si spera per il minor tempo possibile) necessarie per aggirare la frana a monte del Capo di Sorrento e a Capodarco.
La cartina che vi propongo è scaricabile e stampabile e penso di aver trovato un giusto equilibrio fra qualità del disegno e leggerezza del file. Oltre ad essere linkata a www.giovis.com nella sezione cartine, a breve sarà disponibile anche sul sito del Comune e sulle pagine delle Pro Loco.
Penso che possa essere altresì utile a tutti gli operatori turistici (in particolare per il settore accoglienza) ai quali spesso i clienti richiedono cartine anche prima del loro arrivo.

mercoledì 28 gennaio 2015

Aggiornamenti percorsi e cartine (Massa e Sorrento)

In vista della produzione e stampa di una cartina aggiornata da utilizzare per nuovi poster da sistemare su tabelloni nei principali centri abitati, sono state apportate alcune modifiche al disegno concordate con i responsabili comunali e, per quanto di loro interesse, anche con il CAILe novità principali consistono nella segnalazione delle deviazioni resesi necessarie per aggirare  le interruzioni causate da frane (un paio, non sanabili in tempi brevi), delle pessime condizioni del già noto tratto dell’Alta Via dei Monti Lattari (CAI 300) fra Monte di Monticchio e Recommone e qualche altra piccola variante al progetto originale. Ma andiamo per ordine.

Sentiero con segnavia rosso fra Massa Lubrense e Sorrento (per evitare fraintesi quello più a valle che passa per Pantano e Vigliano). Come è noto a tutti, l’anno scorso si verificò un notevole smottamento di terreno che da tale itinerario arrivò fin sulla strada provinciale che di conseguenza fu chiusa per varie settimane. La “voragine” lasciata nel punto dal quale si staccò la frana ha inghiottito buona parte del tratto di strada fra l’incrocio con via Pantano e l’inizio di via Fontanella rendendo assolutamente impraticabile il transito lungo il vecchio itinerario. Nello stralcio al lato la zona è evidenziata con reticolo rosso e la deviazione per via Li Simoni e via Paradisiello è indicata con cerchietti, anch’essi rossi.

Una situazione simile, seppur di molto minore entità, è quella all’inizio di via Fontana di Nerano, attacco da via Capodarco. In questo caso il blocco creato dal crollo delle scale è molto più facilmente aggirabile percorrendo solo pochi metri in più lungo la rotabile per Marina del Cantone e riportandosi sul percorso con segnavia azzurri.

Molti ricorderanno certamente il post relativo al percorso fra Monte di Monticchio e Recommone (oltre questo, ce ne sono anche altri due sullo stesso tema) e quindi non mi ripeto, ma chi non conoscesse la problematica è invitato ad andarlo a leggere, compresi i relativi commenti. Si è quindi scelto di indicare (a preferenza) l’uscita dal sentiero CAI in prossimità dell’inizio della pineta percorrendo la via vicinale (recuperata un paio di anni fa) che conduce facilmente a via Spina. Il tracciato dal bivio fino a Recommone è indicato con un nuovo simbolo (spiegato in legenda) che anche alla semplice vista dà l’idea di un peggioramento del sentiero.
* Lungo lo stesso sentiero CAI 300 è stata concordata una modifica per i collegamenti con Crapolla e la Guardia (bivio per il Monte di Monticchio). Finora l’Alta Via e il sentiero azzurro Sant’Agata - Crapolla avevano il tratto via Nula – Guardia in comune. 
D’ora in poi il collegamento con Torca sarà consigliato lungo un percorso più facile e breve per via Casalvecchio mentre quello con Sant’Agata utilizzando via Crapolla, stradina cementata e quindi sempre praticabile.
Guardando la cartina si nota anche che queste due varianti sono anche le più logiche e per questo già utilizzate da chi conosce il territorio.

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Questi pochi nuovi simboli sono stati aggiunti sotto alla già esistente legenda in italiano ed inglese in un riquadro separato e con caratteri in rosso con il titolo AVVISI * WARNINGS
Penso che sia chiaro a tutti che si tratta di avvertimenti relativi allo stato attuale dei sentieri (inizio 2015) e che le situazione potrebbero evolversi positivamente (almeno si spera) ma, visto che alla stagione escursionistica mancano solo un paio di mesi, è presumibile che almeno per quest'anno questi problemi di transitabilità resteranno così come sono al momento.
Per quanto ne so, a breve sia queste deviazioni (seppur temporanee) che i cambiamenti di itinerari dovrebbero essere opportunamente segnalati con i soliti segnavia e, nei casi necessari, con tabelle. 
Tutti coloro che distribuiscono le cartine dei sentieri fra Massa Lubrense e Sorrento sono invitati a far notare gli AVVISI a chi le chiede con l'evidente intenzione di effettuare queste escursioni. 

domenica 25 gennaio 2015

I 5 (per ora) tralicci di via Jeranto

Portata a termine ieri la prima parte dell'Operazione Tralicci, stamattina sono andato a fare un breve sopralluogo verso Jeranto per poi poter sollecitare chi di dovere avendo la situazione ber chiara. Il problema, come avevo già anticipato, è più complicato di quello della Campanella, dimostratosi relativamente semplice, come previsto.
Per ora ho contato 5 tralicci, dei quali due in piedi e tre abbattuti, e due di questi si trovano in luoghi abbastanza impervi. Non escludo che ce ne possano essere altri non a vista. 
Ho anche preparato una semplice cartina sulla quale ho indicato la loro posizione approssimativa e li ho anche numerati da 1 a 5 riportando i numeri sia in mappa che sulle foto caricate su Google+.
Mi sembra di aver indicato chiaramente che il primo ed il terzo sono quelli eretti. Il secondo è visibile solo dopo averlo oltrepassato e si trova in posizione abbastanza precaria, ma per fortuna a valle del sentiero.
Il quarto è visibile sul ciglio di una piccola falesia, ma chi vuole vedere il quinto (la foto è di un precedente sopralluogo, si nota anche dalla luce) deve abbandonare il sentiero per Jeranto e deviare verso la Grotta dei Crapari. Come si vede, il traliccio si trova a traverso del poco frequentato sentierino. 
Le dimensioni di questi piloni sono ben maggiori di quelli della Campanella il che non è un gran problema per quelli a terra, ma certamente il lavoro di smantellamento degli altri due si prospetta abbastanza complicato. 
Spero di convincere l'Amministrazione Comunale a rilasciare al più presto autorizzazione al taglio di quelli già a terra in modo da poter cominciare a procedere con la rimozione. Come dimostrato ieri,  trovare volontari, gente di buon senso e con spirito di collaborazione, non è un problema. L'importante è avere il permesso per operare e iniziare a portare via i pezzi, anche pochi alla volta.
Nel frattempo si studierà anche il modo migliore per smantellare i due tralicci in piedi, nella massima sicurezza sia per le persone che per l'ambiente.

sabato 24 gennaio 2015

Tralicci a via Campanella...missione compiuta!

Come avevo ottimisticamente previsto (evidentemente non sbagliavo) la questione tralicci arrugginiti e abbandonati ai lati di via Campanella è stata brillantemente e velocemente risolta.
   
Invece di andare a scavare fra le carte per capire di chi fossero, chi li avesse già sezionati ma non recuperati, chi li avrebbe dovuti rimuovere già da tempo, chi è passato tante volte di lì ma non si è attivato in alcun modo (me compreso … fino a qualche settimana fa) ho preferito la via della persuasione e del dialogo senza pensare all'appartenenza politica, attività e residenza dei miei interlocutori.
Ho trovato, come mi aspettavo, tanta gente disponibile a fare la loro parte (chi burocraticamente e chi manualmente) e in sole due settimane è stata portata a termine la prima parte dell’Operazione tralicci abbandonati.
La seconda è certamente più complicata in quanto quelli presenti lungo via Jeranto sono tutti interi ed uno di essi si erge ancora al lato del sentiero. Si dovrà quindi prima provvedere a ridurli in pezzi più piccoli in modo che siano facilmente trasportabili e poi si penserà al trasporto a spalla fino a Nerano. Quindi ci potrà volere un po' più di tempo, ma spero che entro Pasqua sarà risolta anche quest'altra questione. 
   
Si spera che nel frattempo non compaiano “scienziati”, di quelli che capziosamente sollevano problemi e ostacoli e cercano cavilli per impedire di portare a termine operazioni motivate esclusivamente dal buon senso e possibili grazie alla buona volontà di alcuni.
Come scritto nel breve testo introduttivo dell’album da poco pubblicato su Google+ , il trasporto dei tralicci che giacevano abbandonati da anni lungo via Campanella, effettuato poche ore fa, è stato possibile grazie la collaborazione (gratuita) di una dozzina di cacciatori di Termini (circolo ANUU), alcuni escursionisti FREE provenienti anche da altri comuni, un paio di rappresentanti della Protezione Civile e altri volontari fra i quali c'era anche l'Assessore responsabile della sentieristica.

venerdì 23 gennaio 2015

Las Pinturas de Castas

Riguardando con maggiore attenzione lo schema delle caste ho notato una significativa differenza che fa supporre che gli spagnoli non considerassero negros e indios allo stesso livello, ma “preferissero” questi ultimi. Infatti i nipoti di un mestizo potevano tornare ad essere españoles purificandosi in due sole generazioni. Osservate le due sequenze iniziali e comparate la discendenza di una india
1. Español con india: mestizo
2. Mestizo con española: castizo
3. Castizo con española: español
con quella di una negra
4. Español con negra: mulato
5. Mulato con española: morisca
6. Morisco con española: chino
Pur aggiungendo “sangue castigliano”, da una negra non poteva discendere un español … almeno in due sole generazioni. Non sono riuscito a scoprire quante ne sarebbero state necessarie, ammesso che fosse possibile.
Oltre alle caste già citate nel post precedente il cui nome era in effetti una brevissima frase con tanto di verbo, penso sia significativo quest’altro caso elencato al numero 7Chino con india: salta atrás (salta indietro). Oltre a sembrare una disposizione del Gioco dell’oca o di Monopoli è molto simile al 16 (torna atras = torna indietro) ed in entrambe i casi è evidente che da quell’incrocio derivava una perdita di rango.
Una ultima osservazione prima di abbandonare questo intricatissimo argomento. In particolare lungo le coste atlantiche sono state molto comuni le coppie composte da un coniuge di etnia africana (detto in modo generico negro) e l'altro appartenente ad una delle tante etnie native delle Americhe (indigena india). I loro figli, indipendentemente dall'essere il padre o la madre di origine africana) erano gli zambo, appellativo molto poco gentile e certamente non "politicamente corretto", come si direbbe oggi, in quanto zambo è il nome di un tipo di scimmia, l'aluatta dal mantello (Alouatta palliata, foto a sinistra). 
In altre aree erano però indicati anche con altri nomi come garifuna nel Caribe e lobo in Messico anche se lì lo stesso termine era attribuito anche ai figli di un Salta atrás con mulataA dimostrazione del doppio significato di lobo vi propongo, in contrapposizione con quella inserita nell'altro disegno, una ulteriore e specifica “pintura de castas”. Questa mi sembra particolarmente notevole, oltre che per lo stile pulito e naif (ricorda un certo tipo di ex-voto), anche per la dovizia di particolari come i ceppi con le catene, il mulino, il trasporto del legname, il corral, il bambino trasportato dalla madre nel modo tradizionale (tutt'oggi molto utilizzato) che le consentiva di avere le mani libere per poter lavorare.   




Al principio del XVIII secolo lo stile pittorico della Pintura de castas riscosse un certo successo e si dice che perfino Carlo III (re di Spagna dal 1759 al 1788, già Re di Napoli 1734-1759) si interessò molto a questa tendenza. Le composizioni rappresentanti in genere una famiglia composte da genitori di razza (o casta) diversa con uno o più figli secondo la classificazione razziale venivano spesso integrate con un breve testo che specificava le origini dei genitori e la casta del figlio. Ma un ulteriore grande interesse (per i posteri) è rappresentato dal fatto che molte pinturas descrivevano dettagliatamente la vita familiare e le attività più comuni e si possono quindi osservare vari tipi di abbigliamento, utensili, cibi, mobilia, abitazioni. In effetti i disegni, singoli o raccolti in pannelli, avevano proprio questo obiettivo: far conoscere in Europa gli abitanti della Nueva España del ‘700 e i loro costumi.
Come già accennato, i nomi delle caste, la discendenza e la sequenza non sono sempre uguali e delle tante liste nessuna è definitiva. Solo le prime 5 (nel classico schema di 16) coincidono.
Concludo con qualche link che spero troverete interessante
 

  

   

giovedì 22 gennaio 2015

Caste, razze e colori della pelle (e breve seguito post precedente)

Appendice al post sul multitasking: articolo apparso sul Corriere della Sera (quindi in italiano) che ricalca abbastanza fedelmente quello in inglese che vi avevo proposto ieri.
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Caste, razze e colori della pelle
Tutto è cominciato guardando un film di Spike Lee nel quale venivano pronunciate in varie occasioni le parole quadroon e octoroon. Dato il contesto era abbastanza facile capire di cosa si parlasse pur non conoscendone l’esatto significato. La sera successiva i due termini venivano di nuovo citati in un’altra pellicola dello stesso regista e quindi al termine del film sono andato a verificarne il senso. Come era logico supporre erano riferiti alla razza, e benché in entrambe i casi a parlare fossero afroamericani newyorkesi dei nostri tempi, l'origine risale a molti secoli fa, all’epoca della colonizzazione delle Americhe. Il criterio per attribuire  questi "titoli" era rigoroso e si basava sulla percentuale di sangue “indigeno” o “africano” che scorreva nelle vene.
I figli di genitore europeo e di uno “di colore” erano mulatti i cui eventuali figli avuti con un marito o moglie europei venivano definiti quadroon in quanto avevano 1/4 di sangue indio o africano. I figli di un/una quadroon con coniuge bianco erano invece octoroon, con solo 1/8 di sangue non europeo.
Per citare un esempio famoso, ricordo che il generale della Rivoluzione Francese Alexandre Dumas è stato l’uomo di colore (in effetti era mulatto) più alto in grado fra tutti gli eserciti europei. Nacque a Santo Domingo da un nobile spagnolo e una schiava di origine africana. Portato dal padre in Francia divenne automaticamente uomo libero essendo lì la schiavitù già stata abolita da vari secoli. Studiò e successivamente si arruolò diventando in seguito un famoso generale stimato dallo stesso Napoleone e temuto dai nemici che a causa della sua carnagione probabilmente unica fra gli ufficiali dell'epoca lo soprannominarono il Diavolo Nero. Il figlio, suo omonimo e conosciuto come Alexandre Dumas padre, superò di gran lunga la fama del padre, per ben altri motivi, essendo l’autore di romanzi come Il Conte di Montecristo e I tre Moschettieri. Anche questo famoso quadroon chiamò suo figlio Alexandre Dumas (figlio), ovviamente un octoroon, anch’egli scrittore ma che si interessò più di teatro scrivendo tra l’altro La signora delle camelie, adattata poi nell’opera La Traviata (Verdi). I tre omonimi Sarebbero stato quindi possibile distinguerli anche come A. D. il mulatto (il generale), A. D. il quadroon (padre) e A. D. l'octoroon (figlio).
I termini derivano da simili parole castigliane (terceróncuarterónquinterón) che però seguivano un criterio leggermente differente. Infatti: 
  • blanco (europeo) + negro = mulato
  • blanco e mulato = cuarterón
  • blanco e cuarterón quinterón
  • blanco quinterón (finalmente) = blanco
In America Latina, in luoghi e periodi diversi, questi termini venivano usati in modi differenti e tercerón attribuito a una terza generazione era quindi sinonimo di octoroon (in inglese) e di quinterón di altri paesi, tanto per aumentare la confusione ... 
Ma torniamo alle denominazioni più precise (almeno per i sedici casi più frequenti) così come erano definite dal sistema coloniale delle caste stabilito dagli spagnoli (niente a che vedere con il sistema indiano), che con minime varianti venne adottato anche dai colonizzatori portoghesi e francesi. Per gli spagnoli si presentava anche la necessità di distinguere di quale etnia fosse la coniuge di un europeo (chiaramente questo era il caso più comune per la scarsezza di europee) vale a dire una india (indigena) che partoriva mestizos o una negra che generava invece mulatosHo cercato in rete una delle classiche rappresentazioni pittoriche di questa classificazione delle quali ero a conoscenza per averne viste in Messico e ho reperito questa riproduzione di ottima qualità che qui vi propongo  (cliccare sull'immagine per ingrandirla).
Nello schema, nella sua semplicità molto chiaro, troverete caste probabilmente mai sentite nominare, ma sappiate che esistevano ulteriori nomi attribuiti a successivi "incroci". Per esempio: 
  • mestizo + mulato = apiñonado 
  • indio + mestizo = cholo o coyote.
C'è anche da sottolineare che i nomi delle ultime caste elencate fra le 16 principali hanno un loro significato e addirittura includono un verbo, pur lasciando il senso molto vago ... come per esempio No te entiendo (non ti capisco) che con una india avrebbe generato un torna atrás (torna indietro)! Da notare anche che il figlio di un morisco e di una spagnola veniva detto chino ma certamente non era un cinese (che si dice egualmente chino in spagnolo).
La necessità delle distinzioni derivava dal fatto che i diritti di ciascun gruppo erano diversi anche se alcune erano nello stesso livello della piramide. In cima c'erano chiaramente gli spagnoli peninsulari (provenienti dalla madre patria) subito seguiti dai criollos (creoli) che non erano di sangue misto e pur essendo figli di genitori europei la loro "inferiorità" derivava dall'essere nati oltreoceano. Le disuguaglianze e i conseguenti attriti fra “europei”, in particolare gli spagnoli peninsulari, e creoli erano tali da essere in buona parte causa della rivoluzione messicana di inizio ‘800. In particolare in Messico gli intrecci fra le varie caste sono sempre state molto comuni tant'è che la popolazione del XXI secolo è composta per l’80% di cittadini di sangue misto con il restante 20% diviso più o meno egualmente fra indios e caucasici.
Per finire cito un’ulteriore classificazione (abbastanza insensata e inutilizzabile) proposta nel secolo scorso dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica e basata esclusivamente sul colore della pelle, valutazione chiaramente soggettiva e suscettibile di infinite contestazioni per la grande varietà di colori non scientificamente definiti. In questa pagina (in inglese) potete leggere i nomi delle 134 tonalità proposte (in brasiliano e inglese) ... una vera follia!

martedì 20 gennaio 2015

Multitasking? Quanto è efficace e vantaggioso?

Sottopongo alla vostra attenzione un articolo che tratta abbastanza dettagliatamente (considerata la limitata lunghezza) di multitasking - che sia esso effettivo o meno – neuroscienza, tecnologia, comunicazione e altro ancora. Anche in questo caso ho trovato il pezzo in Internet ed in inglese … spero che almeno alcuni di voi lo possano leggere in lingua originale. Propone in sostanza una serie di dati (scientifici) e varie considerazioni in ambito sociologico e comportamentale, riprendendo argomenti ampliamente trattati nel libro: The Organized Mind: Thinking Straight inthe Age of Information Overload (Daniel J. Levitin,  professore di psicologia e neuroscienze comportamentali presso l'Università di Montreal, Canada).
Ma a chi non conosce una parola di inglese e a quelli che non hanno voglia o tempo di leggere tutto l’articolo sottopongo comunque alcuni spunti di riflessione:
  • oggi abbiamo accesso ad una quantità di notizie e proposte che ci arrivano in qualunque posto ed in qualunque momento della giornata e la ovvia necessità di effettuare una cernita scegliendo quali leggere, quali salvare e quali evitare implica un certo dispendio (spesso spreco) di energie.
  • Earl Miller, neuroscienziato del MIT, sottolinea che quando si pensa di star facendo più attività contemporaneamente (multitasking), in effetti si sta solo passando molto rapidamente da una all’altra ed ogni cambio ha un “costo”. Ironicamente, anche se si pensa di fare tanto, è dimostrato che il multitasking ci rende meno efficienti. Infatti questi cambi hanno bisogno dello stesso “carburante” necessario per rimanere concentrati e quindi lo sottraggono dal nostro (limitato) serbatoio riducendo le nostre capacità.
  • il multitasking crea una dipendenza dalla dopamina legata alla perdita di attenzione e alla contemporanea costante ricerca di nuovi stimoli esterni
  • a seguito di una specifica ricerca Glenn Wilson, professore di psicologia, ha scoperto che se mentre si cerca di concentrarsi in una qualsiasi attività avere una email non letta può ridurre l’IQ (quoziente di intelligenza) di 10 punti

Ed ecco tre affermazioni relative alla estrema velocità con cui la comunicazione (almeno in nordamerica) si sta evolvendo(?):
  • la maggior parte degli under 30 pensano che comunicare via email sia obsoleto e lo facciano solo i “vecchi
  • molti under 20 vedono ora Facebook come un modo di comunicare solo per persone più grandi
  • gli under 20 preferiscono il texting in quanto offre più riservatezza rispetto alla telefonata e l’immediatezza che non si ha con una email
  • il limite massimo di caratteri del texting condiziona negativamente una qualsivoglia possibile seria discussione

E per finire: i messaggi appaiono magicamente sullo schermo del telefonino e sollecitano la vostra immediata attenzione, aggiungete il fatto che una mancata risposta può essere interpretata come un insulto e questa è la ricetta per la dipendenza. A livello cerebrale vi sentite gratificati per aver assolto rapidamente il compito che fino a pochi secondi prima non conoscevate neanche, viene rilasciata dopamina e il sistema urge: “Ancora! Ancora!”.
Nell’articolo c’è anche tanto altro, ma anche senza leggerlo penso di aver già fornito, a chi ha ancora l’abitudine di ragionare e di avere scambi di opinioni, una buona quantità di spunti di riflessione e di argomenti di discussione. 
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Aggiunto il 22 gennaio:  articolo apparso sul Corriere della Sera (quindi in italiano) che ricalca abbastanza fedelmente quello in inglese già proposto.

domenica 18 gennaio 2015

Video del verde che torna su Monte San Costanzo

Celebro questo 300° post di Discettazioni Erranti con un filmato di 3'46" caricato sia su YouTube che su Vimeo, disponibile anche in HD.
Come avevo anticipato in un precedente post, ho montato un breve video dei progressi della vegetazione su Monte San Costanzo, dopo l’incendio del 5 novembre scorso. Comincia con una rapida sequenza di varie foto della zona di Rezzale scattate pochissimi giorni dopo il passaggio del fuoco. Le riprese sono inserite in ordine cronologico, quindi seguono il percorso da via Campanella a Rezzale per poi continuare lungo crinale fino a Campo Vetavole e al belvedere frana di Mitigliano

Con alcune didascalie ho evidenziato la differenza fra il marroncino dell’erba secca punteggiata da arbusti sempreverdi (pendici orientali, quelle che si affacciano sulla baia di Jeranto) e il verde brillante delle nuove foglie che a meno di due mesi dall'incendio forniscono al Monte San Costanzo un colore insolito per l’inverno e ben diverso dal nero di poche settimane prima.
Non ho potuto fare a meno di aggiungere un paio di riprese verso Jeranto e Li Galli, nonché alcune con Capri sullo sfondo.
Le riprese sono del 27 dicembre 2014, 52 giorni dopo l’evento. 
Link al video su YouTube http://youtu.be/5mlbQI13Hcw
Link al video su Vimeo https://vimeo.com/117060498

mercoledì 14 gennaio 2015

Al lupo, al lupo! … Al fuoco, al fuoco!

Pur non meravigliandomi più di niente (avendo una certa età e una certa esperienza di vita) continuo a non trovare ragioni o motivi per l’insensata abitudine di fare di un evento (seppur spiacevole) una catastrofe. Quante volte vi sarà capitato di leggere titoli come “Crolla palazzo”, ma poi scoprire che si trattava di un paio di calcinacci caduti da un cornicione, o “Strage di …” attribuito alla morte di un paio di esemplari di qualsivoglia specie dimenticando (o ignorando) il reale significato della parola: “Uccisione di una grande quantità di persone o di animali”. E non voglio, in questa sede, allargare il discorso al pessimo e fuorviante uso che anche testate nazionali, in particolare parlando di sport, fanno di termini come “eroe” associandolo a uno strapagato atleta. Definizione di eroe: "chi, in imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie."
Dal titolo avrete probabilmente presagito che in questo caso mi riferisco invece alle solite descrizioni di incendi “devastanti” che "desertificano aree immense" e "riducono in cenere decine di ettari di macchia e boschi" ...
Badate bene, non giustifico assolutamente i piromani e non sarò certo io ad oppormi a qualsivoglia punizione esemplare gli si voglia infliggere ... ma perché chi ci fornisce opportunamente la notizia, che è bene che venga divulgata quanto più possibile, non si limita a descrivere cosa è veramente successo e quali sono le effettive conseguenze?
A lungo andare chi crederà più ai titoli e alle descrizioni catastrofiche?
In questo specifico caso, i tanti che nei giorni scorsi hanno percorso il Nastro Azzurro o la Meta-Amalfi in prossimità dei Colli di San Pietro si sono resi conto che i danni alla vegetazione di Monte Vico Alvano sono limitati ad uno spicchio del suo versante occidentale, esettamente il cuneo fra la seconda e terza Tesa come è possibile vedere da questa foto.


Servono frasi come "rischia di minacciare le case ed il Castello Colonna" o peggio "l'incendio si è allontanato dalle case dirigendosi verso la croce ed estinguendosi dopo aver bruciato tutto" riportate e copiate da vari siti, blog e giornali online?? Voglio sottolineare il "bruciato tutto" ... vi sembra una descrizione accurata e veritiera? O è tutto tornato verde in una sola settimana? In merito a quest'ultima ipotesi nutro seri dubbi.
In questo album Google+ ho pubblicato 40 foto per far vedere parte di ciò che è realmente andato a fuoco (purtroppo), ma anche e sopratutto mostrare che tutta la parte alta è solo secca (come è normale che sia in questa stagione), che il sentiero è perfettamente transitabile e, con le foto panoramiche, che resta una delle più belle e facili escursioni della parte sorrentina dei Monti Lattari.

Come già ebbi modo di scrivere di recente, io sono come San Simone ... prefirisco controllare di persona. Come avrete notato, quando ho notizia di qualche "disastro" che interessa natura e/o sentieri alla prima occasione vado a verificare e poi cerco di descrivere la situazione nel modo più preciso (reale) possibile avvalendomi anche di foto e talvolta di cartine realizzate all'uopo (vedi mappa essenziale a sinistra. Vi rassicuro infine confermando che la passeggiata è tuttora fattibile, senza neanche il pericolo di sporcarsi. I vari (soliti) inneschi in sequenza sono stati piazzati al margine della seconda Tesa ed il fuoco non ha superato il muretto che delimita a valle la terza Tesa. Tutta la parte sommitale non ha subito il benché minimo danno.
Andate quindi a Monte Vico Alvano e chissà che non riusciate ad evitare qualche ulteriore incendio o ad avvisare chi di dovere prima che il fuoco si propaghi. So di persone che avevano in programma tale escursione ma, a causa delle notizie allarmistiche (Cui prodest?), hanno cambiato percorso.

domenica 11 gennaio 2015

Commento tardivo e replica necessaria

Poche ore fa Antonio ha commentato il post di giovedì scorso. Visto che arriva con molto ritardo e quindi chi aveva già letto il mio testo non si sarebbe neanche accorto del commento, lo riporto (in rosso) e replico brevemente intercalando le risposte.
Caro Antonio, non intendo dove vuoi andare a parare con questo commento. Capisco che sei poco informato e oltretutto mi sembra che non hai colto il senso del post (ma forse sono io a non essere stato abbastanza chiaro). Ti rispondo brevemente, se vorrai maggiori chiarimenti mi scrivi, ci incontriamo e, a tavolino e vis-à-vis, ti spiego tutto quello che vuoi. 
Carissimi, è vero che avevo richiamato l'attenzione al punto 34 del programma di spesa triennale pubblicato sul sito del Comune: e questo per dire innanzitutto che evidentemente qualcuno sta sbagliando: o Giovanni nel ritenere questo un sentiero non di pertinenza del Comune; o il Comune nel preventivare interventi che non gli spetterebbero.
Il sentiero CAI 300, da Cava alla Campanella, attraversa molte aree private spesso con il tacito consenso dei proprietari, ma non sempre. Un Comune non può intervenire su un terreno privato a meno che ci sia una convenzione specifica. Ti suggerisco di chiedere chiarimenti al Comune in merito al punto 34.
Ma al di là di questo, vorrei porre anche l'attenzione sulle ultime frasi del post: mi sembra esagerato e poco intelligente perdere (che sia il Comune o il CAI) un pezzo di sentiero: perchè a perderlo saremmo solo noi appassionati escursionisti.
Sei caduto nello stesso equivoco di Paolino o non hai letto il mio post di ieri. Non ho detto che voglio perdere quel pezzo di sentiero, ma così com'è è impresentabile e, dimostrato dai fatti, pericoloso. Quindi si deve prendere qualche provvedimento. Personalmente, negli ultimi 20 anni ho percorso quel tratto solo una mezza dozzina di volte e non mi ha mai soddisfatto, ma trovo affascinante tutta la restante parte verso Torca. Per ulteriore chiarezza: è solo la ripida discesa verso Recommone la parte della quale potrei tranquillamente fare a meno, ma se si rimettesse a posto sarebbe senz’altro una buon sentiero. Penso che sia poco intelligente lasciarlo nello stato attuale
E dunque mi vien da chiedere: Giovanni, sei o no uno di noi - un appassionato escursionista dei sentieri massesi? Se no, ma perchè mai collabori assiduamente con il Comune nella realizzazione delle mappe se nei tuoi intenti non c'è il battersi per la riqualificazione e il mantenimento costante di quello che a conti fatti è la nostra vera ricchezza territoriale? Per rispetto di tutti questi soldi, quelli preventivati dal Comune, ma soprattutto anche per quelli già spesi per la realizzazione delle tue mappe, …
Non capisco assolutamente il discorso cartine … a meno che non mi stia suggerendo che avrei dovute cederle gratuitamente, invece che “quasi gratis”. Tempo fa già ci fu un commento simile, forse sei lo stesso e ritorni alla carica. Ne deduco che certamente tu lavori per la gloria e che rifiuti qualunque tipo di compenso per la tua attività, qualunque essa sia. Complimenti, hai tutta la mia ammirazione!
… e visto che sul sentiero di cui parla Matteo è già stata scritta con la bomboletta (sic!) indicazioni VIS, mi chiedo: 1. perchè è indicata quella direzione? c'è autorizzazione per quella deviazione?
La scritta con spray non è mia, né l’ho mai vista, anche se ne conosco l’esistenza in quanto già varie persone me ne avevano parlato. La deviazione per la Spina (se a quella ti riferisci) fu autorizzata e realizzata con una collaborazione fra Comune, Comunità Montana, CAI e alcuni volontari (fra i quali c’ero anch’io, ma non mi ricordo di nessun Antonio) e ricalca una strada vicinale. Ma se dubiti della liceità del fatto, devi chiedere all’Amministrazione, non a me. Comincio a sospettare che tu sia uno di quelli che ama la sterile polemica.
2. perchè sulla cartina nuova - quella posta a S.Agata nei pressi della farmacia- di cui sei stato collaboratore, non è segnalato il sentiero per Recommone con dettagli circa la difficoltà di percorso?; 3. credi che i soldi già spesi siano stati inutili? 
La cartina a Sant’Agata (identica a quelle sistemate a Massa e a Termini) non è nuova, ma è una semplice riproduzione delle precedenti (ed è stata concessa gratuitamente).
Io credo che dovremmo guardare in faccia la realtà ma anche spronare chi di competenza perchè si attivi, a beneficio esclusivo della collettività, e non per altri interessi di parte...Antonio
Per quanto mi riguarda penso di fare la mia parte informando chi legge il mio Blog delle conseguenze degli incendi (per quanto possibile con continuità e precisione), descrivendo sentieri, mettendo a disposizione di tutti gli escursionisti cartine scaricabili (gratuitamente), adoperandomi attivamente per far rimuovere i tralicci abbattuti (anche se centinaia di escursionisti li hanno visti, non mi sembra che qualcuno si sia mosso), richiamando l’attenzione sulla pericolosità e l’abbandono del sentiero oggetto del post, e potrei ancora continuare.
Alla prossima occasione, per favore, facci sapere “chi di competenza” stai spronando ed in merito a quali questioni, a meno che il tuo commento non fosse solo improntato alla polemica. 
Sarebbe bene informarsi prima di parlare “a schiovere” (a vanvera).


PS - ricordo che “tecnicamente” un commento non dovrebbe includere domande (hai inserito ben 6 “?”).

sabato 10 gennaio 2015

Tralicci e discesa a Recommone - aggiornamenti

Comincio con i tralicci. Ho trovato molta disponibilità e registrato numerosi consensi e discutendone con persone qualificate si sono ipotizzati vari modi di procedere per rimuovere legalmente i materiali ferrosi (arrugginiti) in questione. La situazione lungo il sentiero di Punta Campanella dovrebbe presentare minimi problemi in quanto i tralicci sono già abbattuti ed in gran parte sezionati. Lungo via Jeranto, invece, quelli a terra sono ancora interi e lo smantellamento di quello in piedi sarà certamente più complicato (ma non certo difficilissimo).
Ho trovato anche chi è autorizzato a rimuovere materiali di quel tipo e riciclarli (a costo zero), ma potrebbe essere utile una collaborazione per il trasporto dei pezzi, ulteriormente ridotti, dal luogo in cui si trovano fino al posto in cui potranno essere caricati su un veicolo. Vi terrò informati e, nel caso servisse una mano, spero che l'invito non cada nel nulla. Sono quindi molto ottimista, spero solo che non se ne esca qualche "genio" che trovi un cavillo burocratico impedendo di rimuovere il materiale che, per legge, non può stare dov'è, specialmente in quel modo. Chiudo l’argomento ricordando che i sentieri verso la Campanella e Jeranto sono fra i più belli, interessanti e panoramici del territorio lubrense e senz'altro i più frequentati. Lasciarli nello stato attuale non è un buon biglietto da visita per il turismo e non riesco neanche a immaginare a chi possa far piacere o comodo avere dei tralicci abbandonati a margine di sentieri pubblici. Speriamo bene …
   
In merito alla descrizione del percorso fra la pineta del Monte di Monticchio e Recommone la situazione è un po’ più complessa in quanto si dovrebbe decidere (ma chi ne ha titolo?) cosa fare. Ci sono stati vari commenti in merito, giustamente vaghi e in parte in contrasto fra loro.
Paolino si schiera apertamente per il mantenimento dell’itinerario attuale, sottolineando anche il vantaggio di giungere in riva al mare. Ma la mia domanda conseguente alla proposta alternativa di via Spina era preceduta da un chiaro “Nello stato in cui si trova il "sentiero" adesso ...Vale a dire che anch’io sono d’accordo a mantenere il percorso Guardia -Cuparo - pineta - Recommone - Cantone - Nerano sempre che si riesca a rendere il sentiero più evidente, sgombro da vegetazione, meno pericoloso e meglio segnato.
Antonio ha suggerito: “vedi il piano triennale 2015-2017 delle opere pubbliche del Comune di Massa Lubrense”. Il buon Matteo mi ha anticipato nella ricerca della notizia relativa al sentiero e ci ha comunicato che “la nota del PIANO TRIENNALE che si invita a leggere é la n. 34 e parla di 1.250.000 € in programma per risanare il sentiero da Marina del Cantone/Recommone/Crapollaaggiungendo un commento che condivido forse faranno un'autostrada ... e finirà anche "il sentiero x pochi" ... ma forse non interessa a nessuno la "strada alternativa" che i più percorrono”.
Mi sono informato su che cosa sia esattamente questo PIANO TRIENNALE  e un consigliere comunale mi ha chiarito che è un documento (obbligatorio per legge) nel quale sono elencati una serie di opere e/o di interventi che potrebbero essere finanziati nei prossimi tre anni. Quindi, a quanto ho capito, non c’è niente di specifico e nessun progetto preciso. Ciò chiarisce anche perché non se ne è parlato tanto, né mi era stato comunicato da persone che dovrebbero essere coinvolte e che, se avessero saputo qualcosa, di certo me l’avrebbero detto.
Spero che se e quando verrà il momento di mettere nero su bianco siano consultati escursionisti veri, a cominciare dai dirigenti CAI che vantano la “paternità” dell’Alta Via dei Monti Lattari, e che l’estensore del progetto abbia percorso l’intero tratto Guardia - Recommone non  una, ma più volte ed in entrambe i sensi.
Altra speranza che nutro è che non si pensi di impiantare chilometri di inutili passamano, né falsi scalini di castagno anche nei tratti a minima pendenza o addirittura in piano come è già capitato (ma temo che se ci saranno abbastanza soldi in gioco rimarrò deluso). Penso che molti escursionisti condividano questa mia speranza così come i miei timori. 
A breve ulteriori commenti e aggiornamenti.

giovedì 8 gennaio 2015

“Sentiero” Monte di Monticchio - Recommone

Come preannunciato qualche giorno fa, torno a discettare in merito allo stato del suddetto tratto dell’Alta Via dei Monti Lattari, CAI 300. Per chi non ha abbastanza familiarità con questa parte del percorso, preciso che è una breve sezione del collegamento Torca - Marina del Cantone giusto per nominare i centri abitati che la limitano, entrambe frazioni di Massa Lubrense. Nella maggior parte dei casi gli escursionisti procedono in direzione ovest e quindi, provenendo da Torca, scendono verso Crapolla e poco dopo la panchina alla Guardia lasciano la scalinata di pietra per Crapolla e proseguono più o meno in quota verso il Cuparo e la pineta del Monte di Monticchio. Dalla Guardia fino alla pineta in sentiero si sviluppa su terreno abbastanza accidentato e talvolta coperto dalla vegetazione (al momento bruciata fra Guardia e Cuparo). Nel passaggio del rivolo successivo la traccia diventa ancora più stretta e si deve prestare ancora maggior attenzione in quanto in qualche punto il salto a valle è notevole e le conseguenze in caso di caduta possono essere gravi, ma niente di veramente pericoloso. Usciti dal vallone si scende un po’ di quota e si giunge al limite della pineta del Monte di Monticchio.

A questo punto come suggerito da anni sul mio sito (“Se non avete necessità di andare a Recommone e Marina del Cantone (da dove potete ritornare in bus) c'è la possibilità di evitare questa brutta discesa.) io consiglio di rinunciare a proseguire e dirigersi invece verso Spina e Caprile seguendo un ben più comodo e chiaro sentiero (strada vicinale - 1 in cartina) ripulito e risistemato un paio di anni fa. Chi è interessato a proseguire verso Punta Campanella può ritornare sul percorso CAI 300 a Nerano (scendendo per via Fontana di Nerano) o direttamente sulla sella di Monte San Costanzo passando per Termini. Le parti in ambiente naturale che si perdono sono la sezione poco pendente (2) subito dopo la pineta e la successiva ripida discesa verso Recommone (3), certamente meno panoramiche dei tratti precedenti. Ovviamente, chi va direttamente a San Costanzo perde anche la salita da Nerano. Però il vero problema non è solo legato a distanze, quote e panorami, bensì allo stato di quella sezione che
… è molto malandata, a tratti mal segnata e non è neanche lontanamente bella e spettacolare come il tragitto fin qui percorso.” (www.giovis.com)
Il termine “malandata” si riferisce sia al percorso in sé che è ripido e accidentato, sia al fatto che è scivoloso e quindi pericoloso in particolare in discesa. Con “mal segnata” voglio dire che i segni sono pochi e spesso capita di perderli di vista anche perché, a onor del vero, è difficile trovare dei punti d’appoggio per i segnavia. Infatti, la vegetazione bassa, ma estremamente rigogliosa e invadente, spesso fa scomparire la traccia, inghiottendola letteralmente. Fra le specie che causano ulteriori problemi ce ne sono un paio resistenti, striscianti e spinose quali rovi (ben noti a tutti) e la ancor peggiore Smilax aspera (il suo nome comune stracciabraghe è inequivocabile). Se si aggiunge che nella ripida discesa si devono superare numerosi muretti a secco parzialmente crollati e zone nelle quali le conseguenze di precedenti incendi sono ancora evidenti (un paio di anni fa ce ne fu uno molto serio che interessò anche la parte bassa della pineta), il quadro è abbastanza completo. In conclusione la domanda è: 
Nello stato in cui si trova il "sentiero" adesso, vale la pena scendere a Recommone dovendo prestare massima attenzione a dove si mettono i piedi e quindi non riuscendo neanche a godersi il panorama (comunque non paragonabile ai precedenti, dalla Malacoccola alla pineta)? Inoltre, chi non conosce il percorso corre il rischio, se non di perdersi, quantomeno di sprecare più tempo del normale a cercare il prossimo segnavia. E pochi arriveranno in fondo senza qualche graffio …
D’altra parte c’è da dire che il tratto in questione fa parte dell’Alta Via dei Monti Lattari da almeno una trentina di anni, è riportato sulla cartina ufficiale CAI e su tante altre (comprese le mie), nonché descritto in decine di guide, sia cartacee che online.
A mio modo di vedere qualcosa si dovrebbe fare in quanto non è normale che, nonostante i frequentatori di quel tratto siano pochissimi rispetto a tanti altri dei Monti Lattari, gli interventi di soccorso (escursionisti dispersi o infortunati) sono più numerosi che su qualunque altro sentiero. Certo l’incidente può capitare anche ai più esperti, ma visto che molti si avventurano senza cartina, senza conoscere il percorso e neanche l’area (per punti di riferimento immediati), con abbigliamento e calzature poco adatte e con scarsissima esperienza escursionistica, questi dovrebbero essere almeno avvisati in merito a ciò che li aspetta. Perché non apporre cartelli nei punti di accesso principali come Torca e Guardia a est e Cantone e Recommone a ovest? Sarebbe comunque opportuno risegnare il percorso e lo si dovrebbe fare forse ogni anno per accertarsi che i segnavia siano ancora visibili. Bisognerebbe rendere un po’ più sicuro il fondo, ma non si può sperare che lo faccia il Comune in quanto non si tratta di strada comunale e neanche vicinale. In alternativa (in maniera molto più drastica) il CAI potrebbe decidere di modificare il percorso rinunciando al tratto pineta del Monte di Monticchio - Recommone.
Non facendo niente di tutto ciò, non ci si dovrà meravigliare se continueranno ad arrivare al 118, Soccorso Alpino, Protezione Civile, Vigili Urbani, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Forestale, ecc. richieste di soccorso provenienti da quell’area.

mercoledì 7 gennaio 2015

Tralicci brutti, inutili e arrugginiti ... perché non rimuoverli?

Una passeggiata bella e piacevole, panoramica e frequentatissima come quella da Nerano a Jeranto è in parte rovinata dalla presenza di numerosi tralicci di metallo ormai completamente arrugginito.
Alcuni sono abbattuti e giacciono in loco o poco più in basso della loro posizione originale, pochi si ergono ancora al lato del sentiero ma, considerato quanto è capitato altri, c'è da pensare che prima o poi potrebbero improvvisamente crollare. 
   
Perché non rimuoverli tutti vista la loro assoluta inutilità alla quale si cumula la molto poco piacevole vista e non da ultima la potenziale pericolosità?
Certamente di qualcuno sono, non so se dell'ILVA (cava di Jeranto), dell'ENEL o forse del precedente fornitore di energia elettrica, del Comune o di altri ancora. Non dovrebbe essere difficile appurarne la proprietà e quindi si potrebbe invitare (eufemismo ... si dovrebbe intimare, obbligare) chi ne è responsabile a rimuoverli o, in alternativa, il Comune potrebbe provvedere alla rimozione addebitando successivamente le spese (in danno). Restando in territorio massese, una situazione simile, seppur meno evidente, si presenta agli escursionisti che si dirigono verso Punta Campanella.
   
Ancora peggiore è lo scenario su Monte Faito sul quale sorgono decine e decine di antenne, molte delle quali certamente utili e funzionanti, ma perché non provvedere a far smantellare quelle chiaramente abbandonate, fatiscenti e certamente non più attive?
Altre foto in questo album Google+

martedì 6 gennaio 2015

Sentiero CAI 300 Torca-Nerano: incendio e incidente

Essendo “devoto di San Tommaso”, ieri sono andato a verificare di persona gli effettivi danni causati da quello che è stato presentato come “Incendio devastante a Crapolla” (PositanoNews/WWF), verificatosi a inizio anno.
Come già ebbi modo di scrivere in merito al ben più serio incendio del 5 novembre u.s. che interessò la quasi totalità dei pendii occidentali del Monte San Costanzo, da via Campanella fino alle recinzioni del “radar”, le cose che dispiacciono veramente sono la perdita di pochi (per fortuna) arbusti, la morte di insetti, chiocciole e simili troppo lenti per sfuggire alle fiamme e la stupidità e l’inutilità del gesto (senz’altro volontario) che ci rammenta con che razza di gente conviviamo. Nelle area di gariga, macchia bassa, il fuoco si propaga velocemente - come il classico fuoco di paglia - e molto raramente danneggia l’impianto radicale e quindi la maggior parte delle piante rigettano in brevissimo tempo, più forti e verdi di prima. Lo anticipai, essendo facilmente prevedibile, subito dopo l’evento sul San Costanzo e le recenti foto pubblicate dopo meno di due mesi lo dimostrano ampiamente.  

Tornando all’incendio di qualche giorno fa, questo molto probabilmente si è sviluppato (leggi: è stato appiccato) a partire dall’area alle spalle della chiesetta di San Pietro per poi salire fino al sentiero CAI 300 fra Guardia e Cuparo. La fascia che ha avuto danni maggiori è quella più vicina alla scalinata che però ha funzionato da tagliafuoco e quindi ha impedito la propagazione verso est. Solo nelle vicinanze della panchina della Guardia il fuoco si è spinto monte del sentiero in modo consistente. Le fiamme sono rimaste ben distanti dal vallone sottostante al Cuparo e il sentiero resta percorribile con la sola differenza che fin quando non pioverà seriamente ci si potrà annerire un po’.
I danni effettivi sono limitati in quanto l’area non è neanche lontanamente vasta come quella andata a fuoco a San Costanzo e, come è evidente dalle foto, parte del verde è sopravvissuto e, ciò che è più importante, quasi tutti gia arbusti sono rimasti quasi intatti facendo presupporre che lì incendio in più parti si è propagato lentamente e al livello del suolo senza fiamme alte (altrimenti sarebbero diventati tutti scheletri fuligginosi come a San Costanzo). In primavera sarà tutto come prima. (altre foto su Google+)
   

E veniamo all’incidente di ieri 5 gennaio … questo ve lo anticipo solamente avendo avuto notizia (da fonti certe), ma ancora non conosco i dettagli. In un prossimo post fornirò ulteriori e più precise notizie e mi riservo di approfondire il discorso in merito all’opportunità di continuare a lasciare quella parte di percorso così com’è, in particolare la discesa (perché quasi tutti la percorrono in direzione ovest) fra la pineta del Monte di Monticchio e Recommone. Il soccorritore che mi ha comunicato la notizia dell’incidente di ieri mi ha anche fatto notare che si tratta “del quinto incidente in dieci mesi” … Sembra poco, ma se si considera che altri eventi di minore rilevanza non sono stati neanche segnalati e che il numero di escursionisti che percorrono quel tratto sono circa un centesimo di quelli che completano il Sentiero degli Dei (che qualcuno vorrebbe far passare per pericoloso) il rapporto incidenti/escursionisti è altissimo rispetto alla media (bassa) di tutti i sentieri dei Monti Lattari.
Approfondirò l’argomento sostenendo la validità di alcune mie proposte (già avanzate verbalmente) in uno o più dettagliati prossimi post.