lunedì 29 giugno 2015

Stupidità: un racconto morale e qualche aforisma

Torno su questo argomento già trattato in più post (li trovate utilizzando il motore di ricerca interno) proponendo un breve racconto buddista sul tema. Come spesso accade in questi casi, la storia è volutamente esagerata per essere esemplificativa e, per rendere meglio l’idea e (si spera) farla rimanere più impressa nella mente, il concetto viene ribadito narrando due eventi diversi molto simili. Mi è sembrata divertente (nel suo genere) anche se limitata alla nota questione del “rimedio peggiore del male”.

Due ragazzi stupidi
C’era una volta un vecchio falegname calvo, con la testa talmente lucida da riflettere i raggi del sole ed abbagliare la gente. In un giorno assolato una famelica zanzara, attratta dalla testa del falegname, vi si posò e cominciò a pungere. L’uomo, impegnato a piallare un pezzo di legno, sentì la zanzara e cercò di cacciarla, ma il famelico insetto non voleva lasciare il pasto che sembrava così appetitoso. Così l’uomo chiamò suo figlio e gli chiese di liberarlo dall’ostinata scocciatrice. 
A differenza della testa splendente del padre, il figlio non era altrettanto brillante. Ma era lavoratore e obbediente e quindi rispose: “Non ti preoccupare, sii paziente, ucciderò quell’insetto con un solo colpo!”. Così prese un’ascia affilata, mirò con cura la zanzara e, senza pensarci due volte, la tagliò di netto in due! Sfortunatamente, dopo aver affettato la zanzara, l’ascia spaccò in due anche la testa calva e splendente del vecchio falegname.

In tutto questo, un consigliere del re si trovava a passare da lì e quelli che lo accompagnavano, avendo visto quanto accaduto, rimasero sconcertati di quanto si potesse essere stupidi. Il consigliere disse: “Non siate sorpresi dalla stupidità umana! Appena ieri, una donna stava pulendo il riso nel mortaio usando il pestello. Appena cominciò a sudare uno sciame di mosche cominciò a ronzare attorno alla sua testa. Tentò di allontanarle, ma le mosche non se ne andavano. Allora chiamò sua figlia e le chiese di cacciare i fastidiosi insetti. La ragazza, benché abbastanza sciocca, tentava sempre di accontentare sua madre. Così lasciò il suo mortaio, alzò il pestello e mirò con cura la mosca più grande e tenace. Senza pensarci oltre, schiacciò la mosca uccidendola! Ma ovviamente, lo stesso colpo che uccise la mosca pose anche fine alla vita della madre.”
Il consigliere concluse la storia dicendo: “Sapete come si dice: Con amici come questi, chi ha bisogno di nemici?
Morale: Un nemico saggio è meno pericoloso di un amico stupido.

Aggiungo questa mezza dozzina di aforismi che dovrebbero far riflettere (attività mai praticata a sufficienza):
  • “La stupidità è come il male, se si giudica dai risultati.” Margaret Atwood
  • “Il massimo dell’ignoranza è rigettare qualcosa che ancora non si conosce per niente.” Wayne Dyer
  • “Se pensate che la cultura costi troppo, provate l’ignoranza.” Derek Bok
  • “Essere coscienti della propria ignoranza è una grande passo verso la saggezza.” Benjamin Disraeli
  • “La cultura è la progressiva scoperta della propria ignoranza.” Will Durant
  • La stupidità è per sempre, all’ignoranza si può rimediare.” Don Wood

Concludo questo breve post riproponendo la mia massima preferita (anch’essa appartenente alla tradizione buddista) che ho scelto anche come mio motto nel profilo Google+:
Io brandisco una sola spada, la spada della Saggezza, e riconosco un solo nemico: l’Ignoranza.

In pratica, come suggerito anche in qualcuno dei succitati aforismi, si sottolinea il desiderio di conoscere nuovi stili di vita, teorie e idee, senza mai accontentarsi di quel poco che già si sa (o si pensa di sapere) in contrasto con il rifiuto di conoscere e confrontarsi, restando nel solito ambiente, facendo le stesse cose e seguendo passivamente masse e mode.

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