mercoledì 26 agosto 2015

La velocità della farfalla e quella dell’occhio umano

Un paio di giorni fa ho rimontato l’obiettivo macro con l’intenzione di andare a scattare qualche foto, possibilmente diversa dalle solite e, seppur per puro caso, ci sono riuscito. Tutti quelli che si sono cimentati nel fotografare (per pura combinazione o per interesse specifico) le farfalle ben sanno che la maggior parte di esse sono abbastanza irrequiete e bisogna essere molto pazienti o fortunati per immortalarle a dovere. Appena terminati i preparativi per il secondo scatto (piazzando il cavalletto, mettendo a fuoco il punto giusto ecc.) mi sono affrettato a premere il pulsante e allo stesso istante la farfalla è partita! Tuttavia ho tenuto la foto avendo il sentore di poterne ricavare qualcosa di interessante. 

Infatti, osservandola attentamente si possono notare vari elementi che dimostrano inequivocabilmente la velocità con la quale le farfalle si muovono e battono le ali, pur essendo forse i più lenti di tutti gli insetti in questa speciale classifica. Potete osservare vari dettagli al di sotto delle ali, in particolare verso il loro margine. Questo significa che in 1/200 di secondo (tempo di scatto) l’ala si è mossa lasciando intravedere ciò che un attimo prima era coperto da essa, consentendone un’esposizione parziale.
Ma un’altra osservazione in merito al volo delle farfalle l’avevo già fatta in occasione di un mio filmato, anche se il concetto che mi interessava di più era relativo alla capacità dell’occhio umano di cogliere dettagli visti per tempi brevissimi. Mi riferisco al montaggio del video ABSTRACT (doppio significato: astratto e estratto/sommario) nel quale montai in rapidissima sequenza una serie di brevissime riprese (274 scene in 1’54”) già proposte in clip relativi a diverse escursioni in Penisola e sui Lattari. Dopo aver eseguito varie prove riducendo sempre più da durata delle scene, mi fermai a 10 fotogrammi che, a 25fps (fotogrammi al secondo), equivalgono a 4/10 (quattro decimi) di secondo. Avrei potuto senz’altro ridurre ulteriormente la durata visto che, come potrete verificare, anche in questo tempo ridottissimo si riesce a cogliere il movimento del soggetto o della camera e si possono facilmente riconoscere luoghi e persone. 
Inoltre, prestando attenzione al finale del breve video, vedrete una farfalla librarsi in volo “decollando” da una foglia. In dettaglio, essa riposa per 8 fotogrammi, nel nono la si vede in volo e nel decimo ed ultimo è scomparsa ... la videocamera era ferma. Come dicevo in precedenza questa è l’evidenza che, al di là della velocità del lepidottero, siamo in grado di fissare, comprendere e memorizzare ciò che accade in 1/25 (un venticinquesimo) di secondo.
Peter Kubelka, cineasta sperimentale austriaco, definì il cinema come la possibilità di comunicare per mezzo di 24 immagini al secondo (velocità standard delle pellicole cinematografiche) in  quanto lo spettatore, seppur con un certo sforzo di attenzione, era assolutamente in grado di recepirle. Per quanto possa sembrare strano, è proprio così!
... appare evi­dente in Ade­bar (1956–57) e Schwechater (1958), due brevi spot pubblicitari abor­titi o volutamente man­cati ... due brevi film in 35mm, che in seguito si sareb­bero defi­niti “strut­tu­rali”. Nel primo caso ci tro­viamo di fronte a 1664 fra­mes (sud­di­visi in 16 gruppi), nel secondo i foto­grammi sono 1440 (rossi, neri e figu­ra­tivi, cioè con­te­nenti sagome umane, il tutto strut­tu­rato come un’onda cre­scente e decre­scente), entrambi frutto di uno stu­dio appro­fon­dito sui valori di ritmo, durata, luce, forma.
(di Bruno di Marino, Il Manifesto)

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