venerdì 26 febbraio 2016

Quanti sono veramente i "sensi"?

A scuola già ai più piccoli si insegna (o almeno si insegnava tanti anni fa) che sono 5: vista, udito, gusto, tatto, olfatto. Eppure con il passare degli anni, con l’esperienza e avendo a che fare con tante persone, ci si rende conto che ce ne sono tanti altri che tuttavia solo pochi hanno, vari che alcuni sostengono di avere ma che neanche esistono, altri ancora che molti dovrebbero esercitare ... nel loro stesso interesse. I pochi esempi che seguono non sono certo una lista esaustiva ma includono, almeno a mio parere, i casi più comuni e ricorrenti e spesso con conseguenze anche sugli altri. Si potrebbe tentare di categorizzarli, raggrupparli o ordinarli, ma vedo la cosa troppo complicata e la lascio agli esperti mentre io affronto il tema più allegramente.
Saltati quindi a piè pari i 5 sensi canonici, comunemente accettati come unici, passiamo direttamente al sesto senso che è chiamato proprio così, quindi non si può spostare nell’elenco. Lo vedo come uno dei più ridicoli, in quanto neanche chi sostiene di possederlo sa dire quale potrebbe essere l'organo percettivo o “emanante”.

Questi sostengono che grazie ad esso hanno fatto scelte giuste o ne hanno evitato altre che sarebbero state disastrose. Tecnicamente si dovrebbe assimilare alla pura fortuna se non si vuole ammettere di aver tenuto conto di indizi "premonitori" seppur senza rendersene conto. Se uno avesse il sesto senso, se fosse una dote effettivamente esistente, i “prescelti” non dovrebbero mai sbagliare. Il più delle volte ci si vanta a posteriori dei successi ottenuti grazie al sesto senso dimenticandosi di inevitabili errori e fallimenti precedenti, in pratica si nega l’esistenza della Fortuna e (o del Caso) e, ancora peggio, di proprie capacità di valutazione e discernimento. Avrete capito che per me non esiste, ma non lo posso sostituire con un altro in sesta posizione in quanto solo lui è il Sesto Senso.
Al settimo posto, in ordine di importanza (molto teorica) ne propongo uno certamente esistente e reale, ma purtroppo trascurato dai più: il Buon Senso (o Senso Comune). Qualcuno potrà obiettare che si basa su valutazioni relative e personali, ma non succede lo stesso, per esempio, con gusto e olfatto? In questo caso non esiste un organo ricettivo ma uno produttivo ed elaborativo che dovrebbe essere il cervello. Il Buon Senso, oltre a valutazioni di opportunità, limitazione dei rischi, lungimiranza, ... dovrebbe includere altri sensi più specifici come quelli di Giustizia, di Compassione, Civico, del DoverePensate agli enormi vantaggi personali e sociali che si otterrebbero se solo più persone lo utilizzassero con criterio, se le stesse fossero talvolta toccate dal Senso di colpa e dal Senso del Pudore (inteso come vergogna sociale e non riferito alla sessualità).
Un gruppo per il quale non saprei scegliere quello che comprende gli altri, o qual è predominante, è composto dal Senso dell'Umorismo, Senso del Ridicolo, Senso dell'orrido e via discorrendo. Certo ognuno di questi ha le proprie peculiarità e settori di uso specifici eppure molte volte uno si serve dell’altro o viene utilizzato per accettare, per esempio, visioni che in ambito “normale” sarebbero improponibili. I problemi sorgono quando si superano i limiti sfociando, come spesso accade, nel cattivo gusto.
Nelle mie vesti di escursionista, orientista e cartografo non posso non citare il Senso di Orientamento, che certamente non esiste pur essendo spesso addotto quale giustificazione “mi sono perso perché non ho il senso dell'orientamento ...” (quante volte ho dovuto combattere con quelli che adducono come scusa tale baggianata).
A prescindere dal vero orientamento che è basato sull’interpretazione di una mappa (solo tecnica e ragionamento), eventualmente con l’ausilio di una bussola, in tutti gli altri casi il riuscire o non riuscire a raggiungere la meta o ritrovare la propria auto, o il proprio albergo se in viaggio, dipende solo da memoria visiva, fotografica, posti, nomi, particolari, posizione del sole, valutazione delle distanze, capacità di invertire destra e sinistra nel percorso a ritroso e comunque sempre e soprattutto ragionamento.
Esempio da viaggiatore: tante volte arrivando un piccolo centro sconosciuto sbarcando in periferia (più o meno vicina al centro storico, meta di qualunque turista) non è indispensabile l’inesistente senso dell'orientamento e pur senza chiedere si può trovare la strada solo con l'attenzione (99% delle volte ci si riesce). Occhio alle chiese più grandi e più antiche e ai loro campanili (individuabili da lontano), notare età degli edifici e loro apparente importanza, strade selciate, strette e tortuose , se esiste un'altura molto probabilmente lì si trovano castello, cattedrale o chiesa principale, se esiste un fiume percorrendone le rive si troverà almeno un ponte antico, via d’accesso al centro.
E si potrebbe continuare con le cose o i fatti Senza Senso, le frasi a Doppio Senso, le strade a Senso Unico e infine, ma è tutt’altra cosa, le cose o le persone che “fanno senso” ... sì, ma quale?


PS - Tornando sul tema delle errate traduzioni, faccio notare che in inglese "to make sense" significa avere senso, riferito a cose plausibili e logiche, quindi si usa per esprimere approvazione, essere d’accordo. Ma se lo sprovveduto di turno usa un traduttore online probabilmente le stesse cose "faranno senso... che significa tutt’altro.

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