lunedì 11 aprile 2016

Animali e umani: dilemmi e controsensi

Premessa
A seguire non propongo soluzioni, ma solo interrogativi e spero che sia chiaro, di volta in volta, il senso nel quale uso i termini “animali” (che può essere un dispregiativo per gli umani, ma assolutamente non offensivo per gli animali stessi) e “animalisti” che possono essere veri o falsi.
  • perché la maggior parte di quelli che vedono un riccio e un serpente casualmente schiacciati per strada si dispiacciono per il riccio, ma non per il serpente?
  • quanti sono quelli che “detengono” animali in spazi limitati, senza che abbiano contatti con esemplari della loro razza, in un ambiente che, per quanto curato, non è certo il loro e nutrendoli in modo errato?
  • può essere una giustificazione il fatto che siano nati in cattività e quindi non hanno mai conosciuto il loro vero ambiente?
  • i veri amanti dei cani perché fanno poco o niente per vietarne il commercio (spesso di esemplari di importazione illegale) fin quando non saranno stati adottati tutti quelli nei canili e i randagi?
  • “ammessa” la caccia legale, perché consentire quella alle quaglie (p.e.) e vietare quella ai piccioni, molto più dannosi (ammesso che la quaglie lo siano) ed egualmente commestibili e oltretutto più grandi?
  • che senso ha criticare gli zoo per avere animali in gabbia e consentire il commercio di canarini e pappagallini che finiscono in piccole gabbie o iguana e tartarughe in piccoli terrari?
  • perché invece non promuoverli come centri di recupero, studi e ricerche, ospitando e curando animali feriti, detenuti illegalmente e altri nati in cattività che non sarebbero in grado di sopravvivere in ambiente naturale?
  • perché generalmente la pesca è tollerata mentre la caccia ha molti più oppositori?
  • perché sono in tanti quelli che non mangiano carne, però continuano a mangiare pesce?
  • eventualmente, non sarebbe più logico fare una distinzione in base alla provenienza, vale a dire allevamento o ambiente naturale?
  • che senso ha re-introdurre specie o addirittura introdurne di alloctone che stravolgo l'equilibrio precedente e, una volta fuori controllo, non fare niente per riparare ai danni causati? 
  • non sarebbe meglio se questo tipo di geni, presenti in tutto il mondo (conigli in Nuova Zelanda, maiali selvatici alle Hawaii, cinghiali in Italia), pensassero di meno e, tranne casi particolari, lasciassero l'evoluzione alla natura?
  • perché tanti provano repulsione per anfibi e rettili che in Italia, tranne la vipera che comunque non è letale, sono assolutamente innocui?
  • è un retaggio del “serpente” del peccato originale, lo stesso al quale la Madonna schiaccia la testa, simbolo del male? e non dimentichiamo il drago ucciso da San Giorgio ...
Esperienza personale: anni fa mi capitò di guidare un gruppo di lombardi e fra loro c’era un sedicente animalista (ripeteva in continuazione “Perché io sono animalista”) che raccontava di aver comprato un furetto e di tenerlo su terrazzo insieme ad un pastore tedesco che “lo odiava”. Già il tenendo un pastore tedesco (presumibilmente almeno di taglia media) su un terrazzo cittadino non è il più bel regalo da fare al cane, ma se invece di “regalargli” una compagnia della stessa razza gli si impone un co-inquilino che odia e che probabilmente sarà egualmente insoddisfatto della situazione, come si può parlare di animalismo?
E per rimanere ai furetti, sapete che spesso vengono nutriti con animali vivi così come varie altre specie? Vi sembra logico per un “animalista” nutrire un animale “da compagnia” con altri animali vivi allevati all’uopo?

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