giovedì 16 giugno 2016

"The Blues Brothers" (John Landis, USA, 1980)

Rivisto per la quarta volta, a distanza di una decina d’anni dall’ultima, e questa volta in versione originale The Blues Brothers mantiene intatto il suo appeal. Parlandone in giro mi sono reso conto che il film (cult per qualunque over 50) è quasi sconosciuto fra i più giovani, ma del resto lo sono anche molti dei tanti interpreti famosi della colonna sonora.
Molto del successo è dovuto all’esplosiva sceneggiatura di John Landis e Dan Aykroyd, il primo regista e il secondo co-interprete principale insieme con John Belushi. Questi con il suo fisico, la mimica facciale e l’aspetto assolutamente da antidivo ci ha messo molto del suo nelle vesti di Joliet Jake e, come spesso accade, è diventato un mito a seguito della sua morte per overdose di cocaina ed eroina meno di due anni dopo l’uscita del film. Di lui in effetti si ricordano solo questo e il meno conosciuto Animal House - nel quale ricopriva un ruolo secondario - guarda caso diretto dallo stesso John Landis.

Essendosi dedicato per lo più a commedie spesso demenziali molti hanno sottovalutato questo regista, ma ad un occhio attento appare chiaro che sa scegliere le inquadrature, valutare i tempi e dirigere gli attori in modo egregio.
Classe 1950 fece parte del gruppo che rinnovò completamente il cinema americano, insieme con Spielberg, Scorsese, Lucas, ecc. e si può dire che è cresciuto nell’ambiente cinematografico. Lasciata la scuola prima del tempo, cominciò a lavorare come fattorino per la 20th Century Fox, apparve (non menzionato) in Il buono, il brutto, il cattivo (1966) e C’era una volta il West (1968), a 20 anni era già assistente di produzione e al seguito di una troupe venne in Europa e vi restò lavorando come comparsa, controfigura e attore in vari spaghetti-western, e tornato negli States iniziò la sua carriera da regista nel 1973 con Schlock, commedia demenziale horror.
Tornando a The Blues Brothers, quanto più si sa di cinema e di musica, tanto più si apprezzano dettagli, le citazioni e le prese in giro. Già all’inizio tutta la sequenza della visita alla suora (da loro chiamata "il pinguino") viene proposta in chiave horror, con le riprese quasi verticali delle scale con l’incombente crocifisso, le porte che si aprono e si chiudono da sole, raggi di luce sinistra, la religiosa che si sposta senza muovere i piedi ... come un vampiro. Si potrebbe similmente commentare quasi qualunque altra scena trovando riferimenti a film specifici o stereotipi di genere come quelli relativi ai poliziotti, ai musicisti e ambiente country, gli inseguimenti, le fogne, gli attentati, e via discorrendo.
A tutto ciò si va ad aggiungere una straordinaria colonna sonora che include classici pezzi Rhythm and Blues, Rock'n'Roll, Soul interpretati da nomi famosi dei rispettivi generi e in vari casi “dal vivo”. Vari di loro infatti hanno partecipato al film in qualità di attori che tuttavia appaiono solo nella scena musicale, mentre altri si ascoltano solo in sottofondo come Robert Johnson, Otis Redding, Sam & Dave.
La mia preferita è senza dubbio Aretha Franklin che potete apprezzare un questo spezzone mentre si esibisce nel suo locale, con grembiule (ben macchiato) e in ciabatte, accompagnata dalle tre fantastiche ragazze del coro/ballerine (eccezionale la postina, in azzurro).
Senz’altro notevoli sono anche le performace di James Brown, Ray Charles, John Lee Hooker e Cab Calloway.
Come mio solito non mi soffermo sulla trama (gli interessati la troveranno facilmente) ma voglio concludere sottolineando lo spirito con il quale si realizzavano questi film negli anni ’80 con grande collaborazione di parenti e amici, anche quelli famosi. Quale esempio cito il caso del cameo dell’allora trentaquattrenne Steven Spielberg, già conosciuto in tutto il mondo per Lo squalo (1975) e Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977). 
Da menzionare sono anche le presenze di Carrie Fisher (la Principessa Leia della saga di Guerre Stellari) nelle vesti della misteriosa donna che tenta di ucciderli, l’allora famosissima modella Twiggy nei panni di un’affascinate giovane ragazza alla guida di un’auto sportiva di lusso (ancor più breve la sua parte ... pochi secondi alla stazione di servizio e giusto un paio più avanti), mentre fra le comparse ci sono anche lo stesso Landis e Judith Pisano, moglie di Belushi.
   

  • Se non avete ancora visto The Blues Brothers ... provvedete a questa vostra carenza.
  • Se già lo conoscete guardatelo di nuovo ... non vi deluderà, anzi lo apprezzerete di più.
  • Se siete in grado di affrontare la versione originale (e conoscete un po’ gli americani) vi divertirete ad ascoltare i vari accenti e John Belushi che si adatta a quello dei suoi interlocutori di turno.
The Blues Brothers(di John Landis, USA, 1980) 
sceneggiatura di John Landis e Dan Aykroyd * con John Belushi, Dan Aykroyd

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