mercoledì 20 luglio 2016

Imparate qualche altra lingua ... meglio premunirsi

Un paio di giorni fa su quasi tutti i giornali sono apparsi articoli in merito alle previsioni dell’uso degli idiomi nei prossimi anni. Il dato che veniva evidenziato da tutti era il notevole calo dell’utilizzo dell’inglese che, pur rimanendo lingua franca dominante, viene avvicinato da cinese e spagnolo che entro il 2020 dovrebbero far registrare incrementi notevoli. Si prevede che anche altri idiomi facciano grossi balzi in avanti potendo contare su popolazioni numericamente significative, seppur non sempre parimenti importanti a livello economico.
Con la sempre maggior diffusione di internet, anche in paesi fino a pochi anni fa quasi del tutto fuori dalla rete e lontani dall’esponenziale aumento della popolazione collegata, ci saranno significativi balzi in avanti del cinese (+58%), russo (+73%), portoghese/brasiliano (+50%), spagnolo (+27%), turco (+36%) e anche arabo (+39%).
Al contrario paesi economicamente solidi, ma con popolazioni meno significative o lingua parlata in poche nazioni, si troveranno con fette di mercato minori come per il tedesco (-25%), giapponese (-10%), italiano (-14%), olandese (-31%). Il francese rimarrebbe invariato, mentre l’inglese, come anticipato, passerebbe dall’attuale 42,4 a 33,1 con una perdita quindi del 22%.
Pur sembrandomi assolutamente esagerate le previsioni dell’abbandono della lingua di Albione come standard internazionale, in particolare in rete, queste previsioni statistiche nel loro complesso dovrebbero almeno dimostrare chiaramente che conoscere un’altra lingua oltre l’indispensabile inglese può portare notevoli vantaggi.
Nel corso dei prossimi anni le persone intraprendenti, dinamiche e, soprattutto, lungimiranti faranno bene a mirare ad essere un po’ più poliglotti per veder aumentare le loro possibilità di carriera, studio e/o successo.
In base allo studio ripreso a mezzo stampa, l’ipotesi che una conseguenza della globalizzazione potesse portare il mondo intero a parlare una lingua unica sembra allontanarsi. Dopo che l’ipotesi esperanto, vecchia di oltre un secolo, sembra definitivamente tramontata (pare che al giorno d’oggi solo 1,6milioni di persone siano in grado di parlarlo) ora sembra che anche l’inglese (principale candidato in tempi più recenti) stia perdendo punti.
Se i dati si rivelassero veritieri (non c’è da attendere molto ... solo 4 anni) molti fra quelli la cui lingua madre non compare ai primi posti della “classifica” dovranno correre ai ripari. Ciò vale in quasi tutti i campi, non solo nel commercio, ma anche nel turismo, nella ricerca, nella politica, nelle arti.
A fronte di questo relativamente lungo preambolo, si deve purtroppo registrare la ritrosia di molti giovani ad applicarsi nello studio di lingue straniere. Anche se qualcuno si vanta di “parlare solo italiano” dovrebbe essere evidente a tutti che in un paese come il nostro, che vive anche (e tanto) di turismo, la conoscenza di più idiomi è un plus non indifferente. 
Qualunque siano le mansioni, il poter comprendere almenosemplici frasi e fornire altrettanto semplici informazioni in inglese, francese, tedesco, spagnolo, ecc. apre tante porte e, una volta entrati nell’ambiente, starà alle capacità di ognuno il fare una brillante carriera.
Nel corso dei quasi 25 anni di attività di guida escursionistica ho incontrato tante persone che, senza aver fatto nessuno studio particolare, molti solo con licenza media, erano in grado di svolgere il proprio lavoro avendo a che fare con turisti di tutto il mondo, anche con quelli che non conoscevano una parola di inglese. Ci vuole solo la buona volontà ... non ci prendiamo in giro.
Il consiglio che mi sento di dare ai giovani, qualunque siano i loro obiettivi, capacità, preparazione e settori di lavoro è quello di imparare quante più lingue possibile, quantomeno faciliteranno i loro viaggi all’estero ... a chi non piace viaggiare?

Nota conclusiva
Ancor più autolesionista del rifiuto di apprende altri idiomi, mi sembra l’idiosincrasia che tantissimi manifestano nei confronti delle scienze esatte ed in particolare della matematica. 
Trovo incredibile che ci sia tanta gente, in particolare giovani, che anche per semplicissime addizioni o sottrazioni debba ricorrere a calcolatrici e nel caso battano un tasto sbagliato e esca un “numero al lotto” non battano ciglio ... e spesso il risultato errato è a loro danno.
I numeri, che vi piaccia o meno, sono alla base di tutto!

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